Onu: ratifica della convenzione sugli indigeni d'Africa

Stampa

La ratifica della convenzione ILO 169 (in italiano) sui diritti del popoli indigeni e tribali: questa la richiesta alla base dell'appello di Rodolfo Stavenhagen, esperto di diritti umani, incaricato dalle Nazioni Unite di stendere un rapporto sulla condizione delle popolazioni ancestrali. I governi a cui è stato rivolto l'appello dal messicano Stavenhagen sono Sud Africa e Nuova Zelanda. Stavenhagen, relatore particolare delle Nazioni Unite in materia di popoli indigeni, negli ultimi 2 anni ha visitato più volte entrambi i paesi e questo rapporto è il risultato dei suoi incontri con i rappresentanti delle comunità indigene e dei suoi viaggi.

La relazione denuncia le condizioni di vita dei popoli indigeni, che, spogliati delle loro terre, faticano a praticare le tradizionali attività economiche: la pastorizia, la caccia e la raccolta. Da questo punto di vista, la ratifica della Convenzione OIL 169 si profila come la sola carta da giocarsi per l'ONU: si tratta infatti dell'unico strumento internazionale che sia vincolante legalmente per i governi, e che sostenga i diritti alla proprietà collettiva delle terre dei popoli tribali.

Per quel che riguarda la Nuova Zelanda, il dossier afferma che in circa 200 anni di processi storici, il 94% dei possedimenti originari dei Maori è stato espropriato. Nonostante i recenti sforzi del governo locale, il rapporto di Stavenhagen sollecita la Nuova Zelanda a promuovere la dichiarazione dei diritti e dell'autodeterminazione anche dei popoli indigeni.La preoccupazione principale delle popolazioni indigene sudafricane è la stessa di quelle neozelandesi: il rapporto delle Nazioni Unite conferma che anche in questo paese il possesso della terra è la richiesta più pressante che le numerose comunità indigene del Sud Africa rivolgono al governo e all'Osservatore Stavenhagen. Da un iniziale condizione di indipendenza anche economica, le popolazioni indigene sono passate negli anni ad un livello di sussitenza, fino all'attuale situazione di totale dipendenza e di povertà.

Come in molti altri paesi, le popolazioni indigene occupano aree e foreste ancora inattaccate dalle costruzioni umane, il che permette loro di mantenere le proprie tradizioni ed il proprio stile di vita. Quando l'importanza dell'area viene riconosciuta e si istituisce una tutela per la salvaguardia dell'ambiente, gli indigeni che vi abitano vengono scacciati. È questo per esempio il caso dei Boscimani Khomani, probabilmente una delle comunità indigene più marginalizzate in Sudafrica, che durante l'apartheid sono stati letteralmente sfrattati dal Kalahari Gemsbok Park, e non vi sono più potuti rientrare.

La dichiarazione delle Decadi per la popolazioni indigene (la prima negli anni 1995-2004, la seconda lanciata nel maggio 2006 è stata una delle prime iniziative concrete delle Nazioni Unite in difesa dei diritti degli aborigeni. Durante questi anni si sono formati i vari gruppi di ricerca e di lavoro per riconoscere le disuguaglianze contro le popolazioni ancestrali nel mondo, molti nel continente africano:
- Working Group for Indigenous Populations (UNWGIP)
- Indigenous Peoples of Africa Coordinating Comitee (IPACC)
- Working Group of Minorities in Southern Africa (WIMSA)
- Griqua National Conference (GNC)
- African Indigenous Women's Organisation (AIWO).
- Survival, Ong per la difesa dei diritti delle popolazioni indigene.

di Sara Milanese

Ultime su questo tema

Basta guerra fredda!

30 Agosto 2025
Il recente vertice di Anchorage ha aperto spiragli per un futuro meno segnato da conflitti e contrapposizioni. (Alex Zanotelli e Laura Tussi)

Il lavoro delle Ong nel Mediterraneo, tra minacce e ostruzionismo

29 Agosto 2025
Dopo l’attacco alla Ocean Viking, abbiamo intervistato Sara, Protection officer a bordo della nave Humanity 1. (Maddalena D´Aquilio

Global Sumud Flotilla: resistere per esistere

29 Agosto 2025
Dal Mediterraneo a Gaza: la più grande flottiglia civile mai organizzata per denunciare il genocidio e portare solidarietà al popolo palestinese. (Articolo 21)

Un No al Ponte con ventiquattromila baci

27 Agosto 2025
Prima di sapere se il Ponte crollerà o non crollerà, per la gente del posto sarebbe prioritario comprendere se riuscirà ancora a vivere e a respirare. (Jacobin Italia)

Giornaliste a Gaza

26 Agosto 2025
Le donne giornaliste di Gaza: “Continuano il loro lavoro nonostante siano bersagli di attacchi israeliani, di carestia e di violenza”. (Monica Pelliccia)

Video

Rapporto di Msf: almeno 6700 Rohingya uccisi nel Myanmar in un mese