Onu: genocidio su piccola scala contro i popoli indigeni

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Alla vigilia del Vertice dei popoli indigeni del Abya Yala (continente americano) svoltosi dal 26 al 30 marzo, che ha esaminato la situazione dei diritti dei popoli indigeni, il Rapporto annuale del relatore Onu sui Diritti dei popoli indigeni redatto da Rodolfo Stavenhagen denuncia "il genocidio su piccola scala" in atto contro i popoli indigeni. "Esecuzioni extragiudiziali, scomparse violente, torture, detenzioni arbitrarie, minacce, molte delle quali avvengono nel quadro della difesa che le comunità e le organizzazioni indigene fanno dei propri territori, delle risorse naturali e dei territori ancestrali", indicando proprio il Guatemala come il paese con il più alto indice di uccisioni e la rincorsa alle risorse naturali da parte delle multinazionali del petrolio, dei minerali, del legname e delle risorse idriche come la causa prima - segnala l'Associazione per i popoli minacciati.

"La denuncia di Stavenhagen, pur essendo puntuale, è anch'essa incompleta poiché tralascia di menzionare che la prima violazione per queste popolazioni è l'imposizione dell'odierna "cultura unica" che si esprime in un modello economico e di valori di riferimento estranei al mondo indigeno" - sottolinea APM. Difatti la dichiarazione finale del vertice, la Dichiarazione di Iximché, si apre con la precisa denuncia della colonizzazione moderna, attuata oggi attraverso "l'imposizione di politiche neoliberali, chiamate globalizzazione, che continuano a spogliare e saccheggiare le nostre terre, appropriandosi di tutti gli spazi e mezzi di vita dei popoli indigeni, causando il degrado di Madre Natura, la povertà e la migrazione".

Il vertice ha affrontato anche "la poca volontà delle Nazioni Unite ad adottare la Dichiarazione dei Diritti dei Popoli Indigeni", la cui approvazione è stata ancora una volta rinviata nonostante sia discussa da ormai 20 anni. Ma le denunce dei popoli indigeni riuniti a Iximché vanno oltre e condannano le politiche di concessione minerarie, petrolifere, forestali e di sfruttamento dell'acqua nei territori indigeni perpetuate dalle istituzioni finanziarie internazionali e dai governi nazionali. Denunciano l'attitudine dei governi neoliberali che si oppongono alla ratifica della Convenzione ILO 169 e si oppongono al riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni con "la militarizzazione dei territori indigeni e la criminalizzazione delle loro lotte", e in particolare condannano il governo USA di George W. Bush che da un lato attua una politica di esclusione con la costruzione del muro di frontiera con il Messico e dall'altro lato persegue una strategia di appropriazione dei beni della natura di tutti i popoli indigeni del continenti americano con "piani espansionistici e guerrafondai".

Per opporsi a queste massicce violazioni dei propri diritti, i popoli indigeni si sono proposti di rafforzare il processi organizzativo e di lotta anche grazie alla formazione di un comitato continentale delle nazionalità e dei popoli indigeni del Abya Yala, che funga da spazio di scambio di informazioni e di coordinamento delle lotte contro le politiche di globalizzazione neoliberali e a difesa della "madre terra, dell'acqua e di tutto il patrimonio naturale". L'attività di lotta dovrà essere affiancata dal lavoro di diplomazia indigena che oltre a lavorare per il rispetto dei diritti dei popoli indigeni dovrà impegnarsi anche per l'ottenimento della depenalizzazione della foglia di coca. Il vertice si è infine concluso con le decisioni di convocare un vertice delle donne indigene e l'organizzazione, per il 12 ottobre 2007, della Marcia continentale dei Popoli Indigeni a difesa dell'ambiente e per protestare contro i disastri ambientali e il riscaldamento terrestre provocato dal capitalismo neoliberale: per il vertice, è il momento di passare dalla resistenza al potere - conclude APM. [GB]

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