Myanmar: nella repressione dei Karen anche progetti di dighe

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La scorsa settimana la giunta militare che governa il Myanmar (ex Birmania), ha lanciato un nuovo attacco nei confronti delle minoranze etniche del Paese, in modo particolare contro l'etnia Karen. Più di 1500 soldati sono arrivati nei distretti di Toungoo e Nyaunglebin e si sono messi alla ricerca dei villaggi dove vivevano persone di etnia Karen distruggendo tutto e catturando i Karen. Il colonnello Nerdah Mya, portavoce del gruppo Unità nazionale Karen (Knu), dichiara che i militari hanno ucciso più di 100 persone di etnia karen. Hanno inoltre costretto altre migliaia di persone ad abbandonare le loro case, e hanno bruciato villaggi e raccolti. "La giunta militare - dichiara il colonnello - ha dislocato migliaia di militari da Rangoon (l'attuale Yangon) alla nuova capitale Pyinmana. Uccidono, stuprano, depredano, bruciano. La gente così è costretta ad andarsene. Se sei di etnia karen i soldati ti attaccano, vogliono costringere i karen a lasciare la Birmania" - riporta Asia News.

"L'esercito birmano per garantire la sicurezza dell'area costringe le persone a lasciare i loro villaggi con la forza. I militari sparano alle persone" - denuncia un portavoce del Backpack Health Workers, un gruppo volontario che offre servizi medici nell'area Karen. "Nello regione karen, nell'ovest del Paese, distretto di Toungoo, i militari hanno aperto il fuoco sugli abitanti" - aggiunge il Free Burma rangers, un gruppo di volontari che sostiene la causa dei karen. "Li hanno catturati, uccisi e decapitati. Ora oltre 2000 si nascondono e 1000 hanno già attraversato il confine con la Thailandia". In Birmania questo momento dell'anno è noto anche come stagione delle uccisioni riporta un servizio del Christian Freedom International (Cfi), che raccoglie e distribuisce cibo e medicine ed assiste le minoranze etniche perseguitate in Myanmar.

I Karen o Karenni sono classificati dalla comunità internazionale come Internally Displaced People, ovvero rifugiati all'interno del loro stesso Paese. Secondo l'ultimo censimento del 1998, i Karenni ammonterebbero a poco più di 200.000 unità. In tanti sono in continuo "movimento" a causa degli endemici conflitti presenti sul territorio birmano, della scarsità di risorse della regione che abitano e, elemento assolutamente non secondario, dello sviluppo economico del Myanmar. E' il caso di una delle dighe sul fiume Salween che, secondo un rapporto pubblicato di recente dal Karenni Development Research Group (KDRG), una volta realizzata sommergerebbe vasti tratti del territorio abitato dai Karenni, costringedoli ad abbandonare le loro abitazioni senza nessuna garanzia di reinsediamento - riporta la Campagna per la riforma della banca mondiale (Cbrm).

"Il regime militare di Rangoon non sembra interessato a misure di mitigazione delle conseguenze del progetto. E' troppo impegnato a vendere alla Thailandia (e forse alla Cina) l'energia idroelettrica prodotta dalla diga" - scrive Luca Manes della Crbm. "Anzi, per essere sicuro che nulla vada storto - i lavori dovrebbero iniziare al principio del 2007 - ha già stabilito che una parte della popolazione locale sarà utilizzata per "fare da guardia" ai cantieri nei pressi del Salween. Ovviamente, visto che parliamo di uno dei regimi più spietati e sanguinari del pianeta, le persone saranno obbligate ad adempiere a tale compito dalle truppe governative, l'incubo più tremendo non solo dei Red Karen e dei Karenni, ma anche di buona parte del popolo birmano". Aung Ngeh, ricercarice del KDRG, è convinta che le dighe sul Salween porteranno con loro più soldati e più mine e tutto ciò "porterà al totale annichilimento della nostra gente". [GB]

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