Messico: zapatisti per una svolta politica aperta

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Dopo 'l'allarme rosso' della scorsa settimana, dopo la lettera di Marcos alla società civile nazionale e internazionale , dopo gli annunci che dicevano "diventeremo un'altra cosa", gli zapatisti stanno producendo una nuova proposta. La "Sesta Dichiarazione" - tradotta dal Comitato Chiapas "Maribel" di Bergamo - è una "parola semplice", si legge nel preambolo "perché la nostra idea è chiamare quelli come noi ed unirci a loro, in qualsiasi parte vivano e lottino". Una riflessione frutto di mesi di discussioni e riflessioni che ritorna alle origini del movimento zapatista e rilancia sulla situazione politica del Messico. Il dialogo avuto con i vari governi che si sono succeduti non ha distolto gli zapatisti dal parlare alla gente che chiamano "società civile", perché la maggioranza "non faceva parte di partiti politici, ma era gente comune, come noi, gente semplice ed umile". La dichiarazione racconta che "di volta in volta i malgoverni hanno provato e tentato di ingannarci o attaccarci ma non ci sconfissero perché non eravamo soli e molta gente ci appoggiò e resistemmo bene".

Ma poiché i 'malgoverni' non hanno rispettato gli accordi di San Andrés, il movimento zapatista nel 1997 ha indetto una marcia su Città del Messico chiamata "dei 1,111" perché partecipavano rappresentanti sia uomini e donne di ogni comunità zapatista. A questo è seguita nel 1999 la realizzazione di una consultazione in tutto il paese verificando che la maggioranza era d'accordo con le richieste dei popoli indios. Per ultimo, nel 2001, è stata fatta la "marcia per la dignità indigena" che ha trovato il sostegno di milioni di messicani e di altri paesi, ed è arrivata fino a dove siedono i deputati e i senatori, cioè al Congresso dell'Unione, per esigere il riconoscimento degli indigeni messicani. Ma niente. Per il movimento zapatista i politici del partito PRI, il partito PAN ed il partito PRD, si misero d'accordo tra loro e non riconobbero i diritti e la cultura indigeni. E' stato quindi un amaro constatare quanto siano stati vani il dialogo e la negoziazione con i malgoverni del Messico. Ma il cuore degli zapatisti era diventato più grande perché aveva toccato il cuore di molta gente e sentito i loro dolori.

Vista la non volontà da parte governativa di applicare gli Accordi di pace si Sant'Andres, il movimento zapatista ha deciso di avviare i municipi autonomi ribelli zapatisti, la forma in cui si sono organizzati i popoli per governare e governarsi con l'attenzione a separare la parte politico-militare dalle forme di organizzazione autonome e democratiche. Così sono nate le Giunte di Buon Governo, nell'agosto del 2003, e con queste si è continuato l'apprendistato e l'esercizio del "comandare obbedendo". Da allora e fino alla metà del 2005, la dirigenza dell'Ezln (Esercito zapatista di liberanzione nazionale) non ha più dato ordini sulle questioni civili, ma ha accompagnato ed appoggiato le autorità elette democraticamente dalle comunità. L'Ezln durante questi 4 anni, ha trasferito alle Giunte di Buon Governo ed ai Municipi Autonomi, gli appoggi ed i contatti che, in tutto il Messico e nel mondo, sono stati raccolti in questi anni di guerra e resistenza.

"Così l'Ezln ha resistito a 12 anni di guerra, di attacchi militari, politici, ideologici ed economici, di accerchiamento, di vessazioni, di persecuzione, ma non ci hanno sconfitto, non ci siamo venduti né arresi, e siamo andati avanti" conclude la Sesta dichiarazione della Selva Lacandona precisando che il movimento zapatista è arrivato ad un punto dove è possibile perdere tutto se non si fa niente per avanzare. "Quindi, è arrivata l'ora di rischiare un'altra volta e compiere un passo pericoloso ma che vale la pena. Perché, forse uniti con altri settori sociali che hanno i nostri stessi bisogni sarà possibile ottenere quello di cui necessitiamo e meritiamo. Un nuovo passo avanti nella lotta indigena è possibile solo se l'indigeno si unisce con operai, contadini, studenti, insegnanti, impiegati e cioè i lavoratori della città e della campagna". Di fatto il Messico è un anno da importanti elezioni presidenziali e il presidente della destra Vicente Fox ha portato il paese in un a situazione sociale drammatica. Ma i partiti che si contendono il potere, ha scritto Marcos subito prima dell'"allarme rosso", non sono in grado di uscire dalla corruzione, dall'inefficienza e dalla subordinazione agli Stati uniti e ai poteri transnazionali del liberismo.[AT]

Approfondimento: Voci sull'allarme rosso degli zapatisti

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