Messico: lutto per Ramona, voce all'Altra campagna

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La carovana intorno al Messico del Sub-delegato Zero Marcos è stata sospesa per un lutto per tutto il movimento zapatista. Il sei gennaio si è spenta la dirigente zapatista Comandante Ramona. Trattenendo le lacrime e con la voce spezzata, il Subcomandante Marcos ha annunciato pubblicamente durante l'Altra ampagna la morte di Ramona. "Il mondo ha perso una di quelle donne che partoriscono nuovi mondi. Il Messico ha perso una di quelle attiviste che gli sono necessarie. E che a noi hanno strappato un pezzo di cuore", ha detto Marcos. Ramona dal 1994 soffriva di un morbo terminale, ma con un trapiantato di rene ha rubato dieci anni di vita. "Una donna che ha dato la sua vita per la lotta del suo popolo, che nonostante il suo delicato stato di salute, è sempre stata presente" viene ricordata dal Centro dei diritti umani di Fray Bartolomé de Las Casas. La morte di Ramona riflette la crisi dell'assistenza sociale che le impoverite comunità indigene del Chiapas continuano a subire.

Ramona era una donna piccola e con parlata dolce. Ha ricoperto responsabilità molto importanti, come il comando militare a San Crist㳀bal durante la sollevazione del 1994. Nel febbraio di quell'anno, e dopo che gli zapatisti dichiararono il cessate il fuoco dopo dodici giorni di battaglia in risposta alle massicce marce per la pace, Ramona fu la prima rappresentante zapatista a parlare nei colloqui di pace con il governo. Due anni più tardi, quando le autorità messicane proibirono agli zapatisti di partecipare al Congresso Nazionale Indigeno a Città del Messico, la fragile e malata Ramona fu incaricata di rappresentarli. Il piano funzionò perché il governo accettò Ramona e lei viaggiò per rappresentare gli zapatisti, parlando di fronte di 100 mila simpatizzanti nello Zocalo di Città del Messico, nell'importante incontro nazionale indigeno. L'ultima apparizione pubblica della Comandante Ramona è stata a settembre scorso, quando ha parlato davanti alla plenaria che si realizzava per pianificare l'Altra Campagna nel profondo della selva Lacandona, cuore del territorio zapatista.

Dopo sei giorni di Altra Campagna si iniziano a delineare nel concreto gli obiettivi. "Rispondere alle semplici domande su chi siamo, come subiamo il capitalismo e come lottiamo, questioni fondamentali che normalmente si perdono tra 'le grandi' domande e gli impellenti piani d'azione - scrivono sul quotidiano La Jornada - Non sarà l'ascolto attento degli zapatisti che risolverà i problemi, la scommessa è che, conoscendo (e diffondendo) quello che succede nel Messico profondo, si incontrino, affratellino ed organizzino le differenti lotte e resistenze presenti nel paese". Il 4 gennaio, nella piazza centrale di San Crist㳀bal de las Casas, è stata data voce ai giovani repressi, alle donne picchiate e discriminate, ai commercianti indigeni colpiti ed imprigionati, ai bambini e alle bambine che crescono nel fuoco della ribellione. Dal racconto dell'Altra campagna si evince che non è facile parlare, ascoltare ed organizzare, e tanto meno farlo senza linea, ricette né manuali. "A San Crist㳀bal de las Casas, Palenque, Chiapa de Corzo e Tuxtla Gutiérrez la diversità è stata la costante. Nella prima tappa si sono dati appuntamento il magistero organizzato, gruppi di giovani in resistenza, contadini, donne con e senza collettivi".

Nel primo riferimento diretto al partito della sinistra messicana PRD e al suo candidato presidenziale, il subcomandante Marcos ha detto che l'alternativa L㳀pez Obrador è falsa: "Lui non è di sinistra, e l'ha detto molte volte. Potete pensare quello che volete, ma sta dicendo bugie". "Quelli che sono impegnati con le elezioni, vadano da un'altra parte. E' una strada diversa. E non va verso il basso. Va in alto. E dall'alto tutti abbiamo ricevuto disprezzo, umiliazione ed insulti. Perché tutte le campagne elettorali sono un insulto. Si spendono capitali. Si mettono d'accordo tra loro, saltano da un partito all'altro. Se guardate bene, la squadra di L㳀pez Obrador è come quella di Roberto Madrazo e di Felipe Calder㳀n. Dicono, 'questa è la casa, era dipinta col tricolore del PRI, con l'azzurro del PAN, ora la dipingeremo di giallo e nero del PRD'. A noi che cosa importa di quale colore la dipingono. Loro ci vivono come vogliono, ci marciscono dentro, dentro ci fanno le loro porcherie, si arricchiscono, e noi continuiamo a restarne fuori, per strada a guardare, aspettando". A questo punto Marcos ha detto che sarebbe meglio buttare giù la casa, perché nessun partito ha compiuto il suo dovere. "Per questo continuiamo incappucciati e arrischiando la vita. Non possono fermarci. Può andarci male o bene. Ci andrà bene? Non ditelo a nessuno. Ma supponete che vada male. Voi potrete guardare in faccia i vostri figli, e soprattutto guardarvi allo specchio senza provare vergogna". [AT]

Altra fonte: Comitato Chiapas Torino, Centro deiDiritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas

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