La scelta dell’Ecuador

Stampa

Foto: Unsplash.com

di Andrea Cegna

Il 13 aprile scorso, la vittoria al ballottaggio presidenziale in Ecuador di Daniel Noboa, rampollo della borghesia imprenditoriale, è una ferita curata con il sale per le “sinistre” del Paese. Dopo il primo turno, dove Noboa è arrivato appaiato con Luisa Gonzalez, la rappresentante del progressismo, le “sinistre” del Paese si sono coalizzate, Gonlazez ha raccolto l’esplicito appoggio del Pachakutik e del Partito Socialista Ecuadoriano, ovvero di circa 600mila voti al primo turno. Il risultato finale, però, del ballottaggio, dice che Gonzalez, rispetto al primo turno, perde 100mila voti…..e Noboa prende un milione di voti in più. Quasi 12 punti di differenza.

In politica sappiamo bene che le alleanze non danno risultati algebrici ma qui è successo che se i vertici dei tre partiti si sono alleati, le basi si sono allontanate.Sapevano che la scelta del Pachakutik, il bracco politico della Conaie, non sarebbe stato a costo zero. Ci sono state assemblee e tensioni dentro le organizzazioni indigene. Alla fine ha vinto la linea per l’unità del fronte anti-Noboa. Una linea che però non ha vinto nelle urne e neppure nei cuori di chi al primo turno, più di 500mila persone, hanno votato Pachakutik. L’accordo ha allontanato dal voto anche chi aveva scelto Gonzalez, probabilmente quella parte più conservatrice che già a fatica ha accettato la convergenza sul progressismo. Che Noboa potesse vincere era nelle cose, che i sondaggi poteva sbagliarsi anche, che Raffael Correa è un personagio non solo divisivo ma anche fortemente odiato nel “suo” Paese risaputo.

A questo c’è da aggiungere che Noboa ha fatto tutto ciò che poteva, stando sul limite e crinale della legalità, per spostare a sé il voto. Per prima cosa Daniel Noboa ha ampliato l’universo dei beneficiari che potranno accedere al bonus economico unico di 1.000 dollari, nell’ambito del Programma di Incentivazione Emprende. Questa misura è stata ufficializzata attraverso il Decreto Esecutivo n. 583 firmato il 26 marzo 2025 a Manta, in cui si stabilisce che non solo gli attori dell’Economia Popolare e Solidale (EPS) colpiti dalla tempeste riceveranno questo aiuto, ma anche gli imprenditori e le imprese popolari che dimostrino di aver subito perdite economiche a causa di qualsiasi circostanza avversa. A quindi proclamato un nuovo stato di eccezione a 24 ore dal ballotaggio, un voto così che in diverse regioni del paese si è svolto tra imponenti presenze di miliari e alcuni cambi di sedi di voto.

Il crimine organizzato, la sua presenza, la militarizzazione del paese, lo stress da insicurezza sono stati un elemento dirimente. L’Ecuador vive una crisi di violenza/sicurezza anomala da un paio d’anni. Lo scontro tra gruppi criminali invade le carceri, esce per le strade della città, genera un clima di insicurezza, non solo percepita, reale. L’esercito è parte della creazione del clima, il caso dei 4 bambini di Guayaquil fatti sparire e poi uccisi, considerati parte di bande criminali, ha fatto il giro del mondo. Un caso particolare certo, ma non isolato. La decisione del presidente ecuadoriano Daniel Noboa di annunciare che il Paese si trova in un “conflitto armato interno” ha contribuito a gravi violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza, ha dichiarato, nel 2024, Human Rights Watch in una lettera al presidente. Le violazioni includono almeno un’apparente esecuzione extragiudiziale e numerosi casi di detenzione arbitraria e maltrattamenti.

Molte e molti pensavano che il fallimento nel contrasto alla violenza nei 18 mesi di governo Noboa castigassero il giovane rampollo della borghesia. Invece no. La vittoria di Noboa nel 2023 è strettamente legata all’esplosione di violenza, alla sua narrativa stile Bukele, alle sue promesse di cambio di passo. 18 mesi dopo, nonostante diversi stati di eccezione e le denunce di violazione dei diritti umani, il crimine è più forte e Noboa ri-vince le elezioni. Se ci sono legami di promiscuità, alla messicana/colombiana, tra gruppi criminali e istituzioni è presto a dirsi ma certo è una pista che andrà indagata. L’odio per Correa, i bonus economici e la narrativa anti-criminali hanno spinto Noboa alla vittoria, ora il dibattito pubblico in Ecuador attacca Leonidas Iza, il candidato del Pachakutik e leader della Conaie. La sua scelta di appoggiare Gonzalez fa si che oggi media, destra, borghesia e una parte del mondo progressista attacchino Iza, lo considerino portatore di scelte in-popolari tra il suo popolo e vorrebbero vederlo dimettersi. Perché?

La risposta è facile la Conaie, e Leondias Iza, sono la forza anti-capitalista più forte del Paese. I popoli originari si riconoscono in questa rete, anche quelli che non hanno gradito l’appoggio a Gonzalez (come i territori amazzonici) e sono la più grande area d’opposizione del Paese oltre che terza forza rappresentata al Parlamento. Noboa non ha la maggioranza e dovrà mediare per trovare i voti che gli mancano. Il Pachakutik è chi ha quei voti e come fatto da Lasso con Yaku Perez la destra prova a creare lo spazio per dialogare con il Pachakutik. Ma Iza non è Perez. Iza è un leader sociale, un movimentista, un uomo indigeno anti-capitalista. Con lui alla guida di Conaie e Pachakutik ci sarà lotta politica, per le strade ed in parlamento, con lui fuori dai giochi è tutto più difficile. Insomma il capitalismo più feroce vuole tutto, lo vuole subito e alza l’attacco. Ma ad oggi Conaie, Pachakutik e movimenti sociali appoggiano Iza. E mentre la politica “va avanti” il paese registra una nuova strage con lmeno 12 persone uccise, e altre nove rimaste ferite, a seguito di un attacco armato a un ring di combattimento di galli nella comunità di La Valencia, nel comune di El Carmen, provincia di Manabí.

Ultime su questo tema

Basta guerra fredda!

30 Agosto 2025
Il recente vertice di Anchorage ha aperto spiragli per un futuro meno segnato da conflitti e contrapposizioni. (Alex Zanotelli e Laura Tussi)

Il lavoro delle Ong nel Mediterraneo, tra minacce e ostruzionismo

29 Agosto 2025
Dopo l’attacco alla Ocean Viking, abbiamo intervistato Sara, Protection officer a bordo della nave Humanity 1. (Maddalena D´Aquilio

Global Sumud Flotilla: resistere per esistere

29 Agosto 2025
Dal Mediterraneo a Gaza: la più grande flottiglia civile mai organizzata per denunciare il genocidio e portare solidarietà al popolo palestinese. (Articolo 21)

Un No al Ponte con ventiquattromila baci

27 Agosto 2025
Prima di sapere se il Ponte crollerà o non crollerà, per la gente del posto sarebbe prioritario comprendere se riuscirà ancora a vivere e a respirare. (Jacobin Italia)

Giornaliste a Gaza

26 Agosto 2025
Le donne giornaliste di Gaza: “Continuano il loro lavoro nonostante siano bersagli di attacchi israeliani, di carestia e di violenza”. (Monica Pelliccia)

Video

Rapporto di Msf: almeno 6700 Rohingya uccisi nel Myanmar in un mese