La privatizzazione della guerra - 1

Stampa

Foto: Unsplash.com

#PrivatoNOGRAZIE! è una campagna promossa da Unimondo a partire dal “decreto concorrenza” votato a Roma dal Consiglio dei Ministri nel novembre del 2021. Il tema riguarda l’Italia ma quello delle privatizzazioni non è un tema secondario in nessuna parte del pianeta. Come sito “fratello” che appoggia la Campagna di Unimondo anche l'Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo pubblicherà alcuni articoli che indagano il fenomeno in diversi luoghi del Mondo. E’ questo il secondo contributo dell’Atlante alla Campagna di Unimondo #PrivatoNOGRAZIE che offre alcune suggestioni su come il privato è entrato sempre di più in diversi settori della vita umana, persino in quelli tradizionalmente gestiti dagli Stati. La privatizzazione della guerra rappresenta una delle più eclatanti e aberranti forme di applicazione delle regole di mercato, che si è affermata negli ultimi anni.Un sistema per rendere ancora più cinica la guerra, e far saltare anche le poche regole che dovrebbero attenuarne gli effetti. 

I soldati in vendita non sono certo un fenomeno recente. L’’’Anabasi” di Senofonte racconta l’avventura dei “Diecimila”, un’armata di mercenari greci assoldata da Ciro il Giovane, il cui scopo era usurpare il trono di Persia al fratello Artaserse II. Anche se l’armata dei mercenari fu vittoriosa nella battaglia di Cunassa contro l’esercito dell’imperatore, Ciro non sopravvisse allo scontro, e la sua morte privò la spedizione di ogni senso: i Greci, penetrati troppo a fondo nel territorio nemico, nell’attuasle Turchia, dovettero ritirarsi in un ripiegamento lunghissimo e pieno di insidie. E da Annibale ai capitani di ventura della storia europea le truppe mercenarie sono state spesso protagoniste della storia militare. Ma nella guerra contemporanea, ribattezzati contractors, i mercenari hanno cambiato funzioni, giocando ruoli decisivi in molti scenari in tutto il mondo.

Le origini

Forse la storia contemporanea delle PMC –Private militari companies- può essere ricondotta a un gruppo di ex veterani delle forze speciali britanniche che nel 1965, per iniziativa del comandante Sir David Stirling fondarono la WatchGuard International, una società privata che offriva i propri servizi sul mercato delle guerre su scala internazionale. La compagnia operò in Zambia e in Sierra Leone, fornendo squadre di addestramento e consulenza, e poi negli Stati del Golfo  con fornitura di armi e l’addestramento. La WatchGuard è stata anche collegata a un fallito tentativo di rovesciare il colonnello Muammar Gheddafi dal potere in Libia nel 1971.

Iraq

Ma é nel millennio in corso che i contractor diventano protagonisti sui principali teatri di guerra. Nel dicembre 2006, si stimava che  in Iraq fossero almeno 100mila  i membri delle PMC che lavoravano direttamente per il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, un aumento di dieci volte nell’uso di appaltatori privati per le operazioni militari dalla prima guerra del Golfo, poco più di un decennio prima. Una presenza tanto rilevante da portare  alla fondazione del gruppo commerciale Private Security Company Association of Iraq. 

L’allora segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Donald Rumsfeld ha giustificato l’uso delle PMC in Iraq, sulla base del fatto che erano convenienti e utili sul campo. Ma soprattutto perché, come egli stesso sottolineava, non soggetti al Codice di giustizia militare. Infatti, dipendenti della società militare privata CACI e Titan Corp. sono stati coinvolti nello scandalo della prigione di Abu Ghraib in Iraq nel 2003 e nel 2004. L’esercito degli Stati Uniti “ha scoperto che gli appaltatori sono stati coinvolti nel 36 percento degli abusi e torture”  nel carcere di Abu Ghraib, e ha identificato 6 dipendenti come “individualmente colpevoli”, ma a differenza del personale militare statunitense, non sono stati nemmeno sottoposti a processo.

 Molti Paesi, tra cui gli Stati Uniti e il Regno Unito, non sono firmatari della Convenzione delle Nazioni Unite sui mercenari del 1989 che ne vieta esplicitamente l’uso. Nell’ ottobre 2007, le Nazioni Unite hanno pubblicato uno studio di due anni che ha riportato che, anche se assunti come “guardie di sicurezza”, i contraenti privati hanno svolto compiti militari..  Il portavoce della missione americana presso l’ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra ha così risposto: “L’ accusa che le guardie di sicurezza contrattate dal governo degli Stati Uniti, di qualsiasi nazionalità, siano mercenari, è inesatta.”

Afghanistan

Nel dicembre 2009, il Congressional Research Service, che fornisce informazioni ai membri del Congresso degli Stati Uniti, annunciava che il dispiegamento di altri30mila soldati statunitensi in Afghanistan “potrebbe essere accompagnato da un’ contingente di 26.-56mila appaltatori”. Questo espandeva la presenza di personale del settore privato americano in Afghanistan “da 130 a 160mila unità”. Lo studio del CRS  mise in luce che gli appaltatori costituivano il 69% del personale del Pentagono in Afghanistan nel dicembre 2008, una proporzione che “apparentemente rappresenta la più alta percentuale registrata di appaltatori utilizzati dal Dipartimento della Difesa in qualsiasi conflitto nella storia degli Stati Uniti”.

La logica del profitto, che  non solo accompagna, ma è spesso causa stessa delle guerre, trova in questa privatizzazione dei conflitti la sua espressione più spudorata e cinica. Il volto più feroce della deregolamentazione che mina alla base l’idea stessa di un diritto internazionale. Un disprezzo di regole e principi che gli Stati e le Organizzazioni internazionali farebbero bene a ripensare anche se gli Usa hanno detto in sede Nazioni Unite a Ginevra che: “L’ accusa che le guardie di sicurezza contrattate dal governo degli Stati Uniti, di qualsiasi nazionalità, siano mercenari, è inesatta.”

La russa WagnerGroup

Per terminare con  uno scenario caldissimo in questi giorni,  i mercenari della WagnerGroup hanno fatto la loro apparizione sui media nel febbraio 2014 in Crimea, durante l’annessione della penisola da parte della Russia, dove hanno operato  a fianco delle unità regolari dell’esercito russo, disarmato l’esercito ucraino e preso il controllo delle strutture. Dopo la presa della Crimea, circa 300 membri di Wagner  si sono spostati nella regione del Donbass, nell’Ucraina orientale, dove hanno partecipato al conflitto tra  governo ucraino e le forze filorusse. Grazie al loro aiuto, le forze filorusse sono state in grado di avere il sopravvento sulle forze governative, sequestrare i depositi di munizioni e prendere il controllo delle città. Poi sono riapparsi in Libia e infine nel Mali. In Africa hanno una tradizione...

L'articolo di Maurizio Sacchi segue su Atlanteguerre.it

Ultime su questo tema

Basta guerra fredda!

30 Agosto 2025
Il recente vertice di Anchorage ha aperto spiragli per un futuro meno segnato da conflitti e contrapposizioni. (Alex Zanotelli e Laura Tussi)

Il lavoro delle Ong nel Mediterraneo, tra minacce e ostruzionismo

29 Agosto 2025
Dopo l’attacco alla Ocean Viking, abbiamo intervistato Sara, Protection officer a bordo della nave Humanity 1. (Maddalena D´Aquilio

Global Sumud Flotilla: resistere per esistere

29 Agosto 2025
Dal Mediterraneo a Gaza: la più grande flottiglia civile mai organizzata per denunciare il genocidio e portare solidarietà al popolo palestinese. (Articolo 21)

Un No al Ponte con ventiquattromila baci

27 Agosto 2025
Prima di sapere se il Ponte crollerà o non crollerà, per la gente del posto sarebbe prioritario comprendere se riuscirà ancora a vivere e a respirare. (Jacobin Italia)

Giornaliste a Gaza

26 Agosto 2025
Le donne giornaliste di Gaza: “Continuano il loro lavoro nonostante siano bersagli di attacchi israeliani, di carestia e di violenza”. (Monica Pelliccia)

Video

Rapporto di Msf: almeno 6700 Rohingya uccisi nel Myanmar in un mese