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L’endocrinologo: «Così i Pfas avvelenano il nostro corpo»
Popoli minacciati
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Luca Chiovato – Foto Archivio Maugeri
È stato uno dei primissimi, in Italia, ad occuparsi dei distruttori endocrini, creando all’Irccs Maugeri di Pavia un Laboratorio di ricerca dedicato già nei primi anni 2000. Luca Chiovato, pisano, classe 1952, è stato ordinario di Endocrinologia dell’Università di Pavia, ha oltre 350 pubblicazioni scientifiche e più di 1.000 punti di impact factor. Membro di lungo corso della Società Italiana di Endocrinologia è dal punto di vista scientifico uno dei più titolati a parlare di Pfas, le sostanze perfluoroalchiliche usate da alcune industrie e che, penetrando nella falda, finiscono per avvelenarci con conseguenze piuttosto importanti.
Professor Chiovato, che cosa sono i distruttori endocrini e come operano sull’organismo dell’uomo? Quale il grado di pericolosità? Su Liberation dei giorni scorsi, leggo di diminuzione della fertilità, ipertensione arteriosa durante la gravidanza, neonati sottopeso, abbassamento della risposta anticorpale in adulti e bambini, innalzamento dei livelli di colesterolo, aumento dei rischi di malattie alla tiroide, lesioni al fegato, colite ulcerosa, neoplasie ai reni e ai testicoli.
Gli interferenti endocrini sono sostanze esogene o miscele di sostanze esogene prevalentemente di origine industriale, che interferiscono con la produzione, il rilascio, il trasporto, il metabolismo, il legame, l’azione o l’eliminazione degli ormoni che nell’organismo mantengono l’omeostasi e regolano i processi di sviluppo, causando effetti avversi sulla salute di un organismo, oppure della sua progenie.
Di che origine sono, professore?
La loro origine è duplice. La prima è quando siamo in presenza di sostanze introdotte nell’ambiente direi inevitabilmente, come gli ftalati delle plastiche, lo sono accidentalmente, come le famose diossine del disastro di Seveso, oppure illegalmente, è il caso del Poli-clorobifenili – Pcb da fluido refrigerante di trasformatori e condensatori.
La seconda?
Quella di sostanze volontariamente e “legalmente” introdotte nell’ambiente: diserbanti, insetticidi, fungicidi, fertilizzanti.
Da cosa deriva la loro pericolosità?
Da tre caratteristiche: in molti casi sono non biodegradabili – quindi inquinanti organici persistenti – hanno effetto non monotonico, cioè non necessariamente l’effetto dannoso maggiore si associa alla concentrazione maggiore, presenza di multipli inquinanti nello stesso ambiente, quando cioè si verifica un “effetto cocktail” che rende difficile attribuire i singoli danni a una specifica sostanza...