Il treno Tel Aviv-Gerusalemme passerá per i territori occupati

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Due o tre treni ogni ora, un percorso della durata di 28 minuti circa che collegherá Tel Aviv a Gerusalemme. Un progetto di alta velocitá- uno dei piú grandi progetti di infrastruttura che il Governo israeliano abbia realizzato negli ultimi anni- fortemente criticato da associazioni israeliane e palestinesi perché, come denunciato dalla Coalizione di donne per la pace (Coalition of women for peace), “il percorso attraversa i confini ufficiali dello Stato e passa per la Cisgiordania in due punti, utilizzando territorio palestinese occupato, in parte di proprietá privata, per un progetto di trasporto israeliano ad esclusivo beneficio di israeliani”.

Si tratterebbe, secondo quanto dichiarato nel rapporto “Crossing the line: The Tel Aviv-Jerusalem fast train” (in pdf), un lavoro di ricerca svolto nell’ambito del progetto “Who profits from the occupation” che raccoglie informazioni e dati riguardanti il coinvolgimento di ditte israeliane e multinazionali nella politica di occupazione, di un percorso illegale e contro l’etica. “Secondo il diritto internazionale, una potenza occupante non ha il diritto di utilizzare le risorse del territorio esclusivamente a beneficio dei propri cittadini”, denuciano i membri dell’organizzazione femminista.

E la linea in questione, il cosiddetto treno A1, sarebbe appunto stato progettato esclusivamente per i cittadini israeliani. “E’ stata imposta alla popolazione palestinese locale dal dictat di un regime militare nel quale essa non ha rappresentenza, e sarebbe totalmente inaccessibile ai residenti locali.” Il tratto del percorso che attraverserebbe la Cisgiordania é, in realtá, minimo, in quanto conta appena sei chilometri, ma ció nonostante gli effetti sulle tre comunitá palestinesi dell’area sarebbero devastanti. “Non é necessario costruire questa linea ferroviaria in un territorio occupato”, spiega l’introduzione al rapporto, “in quanto il vecchio percorso che collegava Tel Aviv a Gerusalemme non passa confini internazionali e anche la nuova linea avrebbe potuto essere costruita all’interno dei confini nazionali”.

La scelta di oltrepassare la Green Line, insomma, sarebbe frutto di una precisa strategia, inserita in un contesto caratterizzato sia da un punto di vista sociale, legale che economico da un’occupazione militare.

La prima parte del rapporto presenta da un lato il percorso della A1 e le sue implicazioni a livello legale, riportando testimonianze dirette delle proteste dei residenti. La seconda parte, poi, descrive il coinvolgimento di societá israeliane ed internazionali nella progettazione e costruzione della ferrovia. Tra i principali progettisti, consulenti ed esecutori, ci sarebbero due societá governative, la Deutsche Bahn tedesca e la Moscow Metrostroy russa, ma anche societá private, tra cui l’italiana Pizzarotti.

Ad ottobre 2010 i lavori di costruzione sono iniziati un po’ ovunque, ma non nel tratto di tunnel principale, dove gli scavi potranno essere intrapresi solo con l’arrivo di appositi macchinari. Il termine per la completazione dell’opera di infrastruttura é previsto per il 2016-2017, ma le probabilitá di giungere a una modifica della linea di alta velocitá progettata sembrano scarse.

Inutili anche le proteste, sostenute dalla Coalizione di donne per la pace, del consiglio del villaggio di Beit Surik, direttamente interessato dal progetto in questione in quanto situato nei pressi del tunnel che verrá realizzato a breve: “Noi, la popolazione di Beit Surik, non vogliamo che la ferrovia sia costruita sulla nostra terra. Riteniamo che sia di importanza fondamentale che i popoli del mondo sostengano il nostro diritto di decidere come usare la nostra terra aiutandoci a modificare il percorso di questo treno.”

Michela Perathoner

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