Il diritto umanitario a protezione di bambini e bambine. Quando “basta” è davvero “basta”?

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Foto: Unsplash.com

L’apparato di norme internazionali e convenzioni umanitarie di cui disponiamo non riesce a proteggere efficacemente gli adulti, ma è ancora meno efficiente verso le persone più giovani. Un articolo sul British Medical Journal fa il punto sui devastanti effetti, diretti e indiretti, dei conflitti sulle vite dei bambini e le bambine, a partire dalla situazione a Gaza. E lancia la proposta di un vertice globale che possa inaugurare interventi più efficaci e risolutivi.

Se mai sono esistite regole e convenzioni in grado di mantenere davvero i conflitti entro limiti di vaga civiltà, non si può dire che questo succeda con le vittime tra le più fragili ed esposte: i bambini e le bambine. «Il gran numero di morti tra i bambini a Gaza continua a fornire l'esempio più tragicamente evidente di questa realtà. Più in generale, le istituzioni internazionali e le norme umanitarie si sono rivelate impotenti nel prevenire le vittime civili di massa in vari contesti, tra cui l'Ucraina, il Sudan e il Tigray», scrivono sul British Medical Journal Zulfiqar A Bhutta, Georgia B Dominguez e Paul H Wise in un articolo dal titolo inequivocabile: Quando “basta” è “basta”? I diritti umanitari e la protezione dei bambini nei contesti di conflitto devono essere ripensati. I tre autori (affiliati in Canada, Pakistan e Stati Uniti) ripercorrono fatti e numeri della devastante risposta militare da parte di Israele all’attacco sferrato da Hamas il 7 ottobre. Fatti e numeri in parte già noti e riportati in diversi articoli, anche su Scienza in rete, ma che gli autori riconducono a una lettura più ampia ed estendibile, purtroppo, a tutti i conflitti.

Comunque il conflitto israelo-palestinese rimane paradigmatico di tutto quello che andrebbe modificato. «Negli ultimi 10 mesi a Gaza, le protezioni offerte ai civili dal diritto internazionale umanitario sono state ampiamente inefficaci. Si stima che il genocidio del 1994 in Ruanda abbia ucciso tra 500.000 e 1 milione di persone, ma a parte questo non ci sono state tante morti di civili in un periodo così breve. L'ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli affari umanitari (OCHA) riferisce che dal 7 ottobre 2023 al 28 agosto 2024 sono stati uccisi 40.534 palestinesi, molti dei quali donne e bambini», scrivono i tre autori.

Come è noto, il dato, diffuso dal ministero della Sanità di Gaza è stato messo in discussione, in particolare perché questi numeri non riescono a distinguere con precisione tra morti civili e combattenti e non sono in grado di discriminare tra le persone uccise e quelle che risultano disperse. Tuttavia, diverse valutazioni indipendenti hanno confermato questi conteggi. Piuttosto è possibile che via via che avanza il conflitto i dati diventino meno affidabili, poiché il sistema di informazione sanitaria a Gaza è stato ormai in gran parte distrutto. Il numero totale delle vittime probabilmente potrà essere conosciuto solo a conflitto finito e una volta rimosse le macerie. Succede a Gaza come succede in Ucraina, dove l'Ufficio dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha verificato un totale di 35.160 vittime civili durante l'invasione russa al 31 luglio 2024. Di queste, 23.640 persone sarebbero rimaste ferite, sebbene i numeri reali potrebbero essere più alti. L'OHCHR ha stimato il numero di morti di civili, o comunque persone non armate, in Ucraina a 11.520 dall'inizio della guerra il 24 febbraio 2022. Il numero più alto di morti è stato registrato a marzo 2022: oltre 3.900.

Ma è così praticamente in tutti i conflitti. Per esempio, nessuno sa con certezza quante persone siano state uccise e ferite in Iraq dall'invasione degli Stati Uniti del 2003. Tuttavia, si stima che il numero dei civili iracheni morti sia intorno ai 200.000 (tra 186.694 e 210.038). Più in generale, la guerra che ha visto in campo gli Stati Uniti, i suoi alleati, l'esercito e la polizia irachena e le forze di opposizione avrebbe causato dal momento dell’invasione fino a marzo 2023, da 280.771 fino a 315.190 vittime.

I perché e i come della guerra

Il diritto umanitario internazionale consente attacchi violenti contro obiettivi militari identificati in quanto tali, ma non quando «il danno ai civili sarebbe eccessivo rispetto al vantaggio militare previsto». Gli attacchi israeliani a Gaza hanno danneggiato pesantemente scuole, ospedali, impianti idrici e altre infrastrutture civili, colpendo migliaia di pazienti e operatori sanitari. Difficile per Israele fornire prove sufficienti a dimostrare che i danni ai civili associati a molti dei suoi attacchi siano stati proporzionati rispetto agli obiettivi militari previsti.

Il diritto internazionale umanitario, inoltre, distingue tra il perché della guerra e il come della guerra. Anche le motivazioni più forti per scatenare un conflitto non bastano a giustificare la violazione delle leggi umanitarie nel modo in cui la guerra viene combattuta. Così, ci ricordano i tre autori su Bmj: «sebbene sia importante riconoscere il contesto più ampio del conflitto, in particolare il blocco di Gaza da parte di Israele (via terra, mare e aria) dal 2007, questo non legittima le atrocità perpetrate da Hamas il 7 ottobre, che sono state chiare violazioni del diritto internazionale. Ma nemmeno queste atrocità, per quanto barbare, possono legittimare le violazioni del diritto internazionale nel modo in cui Israele sta conducendo le sue operazioni militari»...

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