Guatemala: i diritti umani nel governo Berger

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Attivisti per i diritti umani, Nobel per la pace e candidati Nobel: a loro, Oscar Berger, nuovo presidente del Guatemala, ha chiesto di far parte del governo che inizierà a lavorare in questi giorni. All'invito ha però risposto solo Frank la Rue, candidato a Nobel per la pace, oggi direttore del Centro per l'azione legale in diritti umani. Hanno invece respinto la proposta, Rigoberta Menchù ed Helen Mack, presidente della fondazione Myrna Mack, che lotta per il riconoscimento della giustizia alle vittime delle violenze avvenute durante e dopo la guerra civile.

Secondo Carmen Ibarra, della fondazione Myrna Mack, intervistata da Peacereporter, si sarebbe trattato di una mossa pubblicitaria da parte del governo. "Myrna Mack e Rigoberta Menchù godono di grande rispetto e notorietà. Grazie a loro, il governo voleva mostrare buona volontà di fronte alla comunità nazionale e internazionale. Ma è probabile che, una volta dentro, non avrebbero avuto spazio per muoversi".

Restano comunque aperte le speranze che il governo Berger possa rappresentare una maggiore garanzia del rispetto dei diritti umani nel Paese se paragonato ai governi precedenti. Ibarra individua alcuni elementi favorevoli. Innanzitutto la firma del governo di un accordo con le Nazioni Unite per dar vita ad una 'Commissione di investigazione sui corpi clandestini di sicurezza', i gruppi creati per provocare violenza politica. Il Guatemala ne ha quindi formalmente riconosciuto l'esistenza. Inoltre il governo attuale non sarebbe appoggiato dal crimine organizzato e dal narcotraffico. "Dietro Berger ci sono i grandi industriali del caffè, dello zucchero, della birra. Con loro non si realizzerà di certo la riforma agraria, ma forse migliorerà il diritto alla vita e all'integrità fisica", conclude Ibarra.

Elementi di preoccupazione invece derivano dalla fragilità della coalizione che sostiene Berger e dal rischio che i militari occupino ancora un ruolo rilevante nella vita politica del Paese. Nel governo uscente, quello di Portillo, è accaduto proprio questo. La compagine governativa non si è macchiata direttamente di crimini ma ha lasciato funzionare i corpi clandestini di sicurezza, una minaccia costante per la vita dei difensori dei diritti umani. In Guatemala le violenze hanno subito a partire dal 2000 un incremento radicale. Nel solo 2003 sono state registrate più di 114 casi di minacce ad operatori di giustizia. [DS]

Altre fonti: Peacereporter, Rigoberta Menchù Foundation, Centro de Accion legal en derechos humanos.

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