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Giorno della Memoria: “Il primo germe distruttivo fu ed è quello dell'intolleranza”
Popoli minacciati
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"Dobbiamo sapere che il primo seme avvelenato, il primo germe distruttivo fu ed è quello dell'intolleranza, del nazionalismo e del populismo che si traducono in demonizzazione e odio del diverso e dello straniero". Lo ha affermato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano del discorso celebrativo del Giorno della Memoria al Quirinale. "E allora - ha proseguito il Capo dello Stato - attenzione, vigilanza e pronte reazioni dovunque quel germe si manifesti e in qualsiasi forma, anche in paesi che si sono dati dichiarazioni di principi e Costituzioni democratiche. I principi debbono farsi vivere, debbono sempre richiamarsi perché siano pienamente rispettati".
Il Presidente Napolitano si è quindi rivolto agli studenti che si sono impegnati a far vivere la memoria con ricerche, componimenti, seminari, viaggi della memoria e sempre nuovi progetti. "E' in voi, è nelle vostre generazioni - ha detto - che noi riponiamo la nostra fiducia in un futuro libero dagli spettri e dalle insidie del razzismo, dell'antisemitismo, dell'intolleranza. E al di là di quello che voi rappresentate per l'Italia, e tanti come voi rappresentano per altri paesi d'Europa e non soltanto d'Europa, il nostro auspicio è che anche in terra d'Israele e in quella tormentata regione possa finalmente costruirsi un avvenire di convivenza pacifica e serena, senza pregiudizi e contrapposizioni fatali".
Il Capo dello Stato, si è anche soffermato sull'importanza del riaccendere nelle scuole "i riflettori sulle aberranti leggi del 1938: che se ne sia fatto un tema di severa rievocazione e denuncia, specie tra i giovani e nelle scuole", dello studio e l'approfondimento "della mostruosa vicenda della Shoah, delle premesse e delle componenti di un aberrante iter ideologico e politico che approdò a quello spaventoso esito di sterminio di inermi innocenti", perché "conta sapere e ricordare non solo cosa accadde ma come ci si arrivò".
Nella cerimonia al Quirinale per il 'Giorno della Memoria', l'accento è stato posto quest'anno, anno del Centocinquantenario dell'unità d'Italia, sulla partecipazione degli Ebrei italiani al Risorgimento e all'opera di costruzione di un'Italia unita". In una lettera inviata al Comitato per la Foresta dei Giusti a Milano, il Presidente Napolitano ha ricordato come “L'ebraismo italiano,liberato dalla secolare chiusura nei ghetti, diede uomini illustri alle battaglie del Risorgimento; fu presente con molte personalità di grande rilievo in tutte le sfere della vita politica e civile del nuovo stato unitario”.
Il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero, richiamandosi alle parole del Presidente della Repubblica ha sottolineato che “Nessun sistema totalitario, per quanto oppressivo, può annullare la libertà e la responsabilità dell’uomo di compiere il bene invece del male. Nessun sistema può cancellare nell’uomo i ‘sentimenti istintivi e profondi di giustizia e di amore del prossimo’”. “Il giorno della memoria – spiega Olivero – non ci ricorda soltanto l’orrore infinito della Shoah, ma richiama ciascuno di noi a riscoprire il coraggio della denuncia e dell’azione di fronte ad ogni ingiustizia. Ci invita a non chiudere mai gli occhi dinanzi al male e alla violenza. Ed il pensiero va immediatamente ai tanti luoghi del mondo dove sono estese persecuzioni, violenze e ingiustizie sul piano etnico, religioso, sociale”. “Ma anche quando il male appare in forme sottili e mascherate - aggiunge il presidente delle Acli – è importante non chiudere gli occhi e non rassegnarsi. Il ricordo della Shoah ci ammonisce ad essere rigorosi, nel discernimento, nella denuncia, nella ribellione, a partire dalle piccole ingiustizie quotidiane. Ci richiama alla quella “comune responsabilità educativa” di fronte alle giovani generazioni di cui parlava pochi giorni fa il cardinale Bagnasco (in .doc) , perché ci preoccupiamo di formare e far crescere giovani cittadini educati al senso di giustizia e al rispetto della dignità di ogni singolo uomo”.
In occasione della 66ma Giornata della memoria, Christine Weise, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International, ha ricordato che "Dopo la sconfitta del nazismo, la comunità internazionale decise di istituire standard internazionali per il rispetto dei diritti umani. Affinché non si ripetessero quegli orrori e quelle torture, miranti all'eliminazione sistematica di persone di religione ebraica, omosessuali, disabili, Rom, sinti e oppositori politici, nacque la Dichiarazione universale dei diritti umani del 10 dicembre 1948. Purtroppo, 66 anni dopo la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, che ricordiamo il 27 gennaio di ogni anno, quei diritti non sono ancora diventati realtà per tutti gli esseri umani nel mondo, neanche in quell'Europa che ha sancito la realizzazione dei diritti umani nelle sue leggi fondamentali". Amnesty International è impegnata nella campagna "Per un'Europa senza discriminazione", per contrastare una delle più gravi e diffuse violazioni dei diritti umani nel continente, tuttora attraversato da razzismo, omofobia, islamofobia, antisemitismo e dalla segregazione delle comunità Rom.
In Italia, il 30 gennaio 1944 dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano cittadini italiani di religione ebraica di ogni età e condizione sociale, venivano caricati tra urla, percosse e latrati di cani su vagoni bestiame. Più di 600 persone avevano attraversato la città svuotata partendo dal carcere di San Vittore su camion telati e avevano raggiunto i sotterranei della Stazione Centrale con accesso da via Ferrante Aporti. Tutti loro, braccati, incarcerati, detenuti per la sola colpa di esser nati ebrei partivano per essere condotti ad Auschwitz: la successiva domenica 6 febbraio circa 500 fra loro vennero selezionati per la morte e furono gasati e bruciati dopo poche ore dall’arrivo. Dal binario 21 era già partito un convoglio con quasi 250 deportati il 6 dicembre del 1943, ne sarebbero partiti altri fino a maggio del 1944. [GB]