Ecuador: proteste tra la morsa di Gutierrez e l'Eni

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Fino all'ultimo si é sperato che in Parlamento si raggiungesse un accordo per destituire l'attuale Corte Suprema di Giustizia (CSJ) e ridurre cos㭀 la tensione delle ultime settimane, ma per un voto l'accordo é saltato e il paro indefinito é diventato inevitabile. Al grido di "Lucio fuera, Lucio sucio", indigeni della CONAIE, studenti, pensionati, medici, politici, movimenti sociali e sindacati, tutti insieme in strada per protestare contro il governo di Lucio Gutierrez e contro il ritorno in patria di tre ex-mandatari costretti all'esilio, alcuni anni fa, per sottrarsi ad alcuni processi di peculato e malversazione di fondi. E proprio la decisione della CSJ di annullare i giudizi a loro carico é stata la scintilla che ha riacceso gli animi di un popolo sornione.

Da nord a sud, la capitale Quito é paralizzata. Scuole, universitá, mercati, uffici pubblici e lo stesso Parlamento sono rimasti chiusi. La delusione per l'ennesimo tradimento subito sta spingendo centinaia di famiglie fuori dalle loro case, e tutta la rabbia trattenuta in questi mesi sembra esplodere nelle strade di Quito. Le radio e le televisioni nazionali che stanno seguendo le proteste, raccolgono decine di interventi di cittadini comuni che invitano i loro concittadini ad uscire allo scoperto "per dire no alla dittatura e alla corruzione". Le principali arterie capitoline e interregionali sono state bloccate dai manifestanti e diversi sono gli scontri con le forze dell'ordine mobilitate in gran numero per far fronte alle proteste.

La Conaie, la principale confederazione dei popoli indigeni ecuadoriani, sembra aver ritrovato la forza che era mancata negli ultimi mesi e ha deciso di lasciare le comunitá per raggiungere i principali centri urbani. "Il problema - continua Macas - non é tanto il ritorno di Bucaram o una CSJ corrotta, il problema é l'Ecuador e ci㳀 che diventerá se lasceremo che questo governo dittatoriale si affidi alle ricette neoliberali e trasformi il nostro amato Paese in una base militare del Pentagono".

E, nel frattempo, proprio due giorni fa é arrivato, in Ecuador, il capo delle Forze Armate degli Stati Uniti, generale Richard Myers, che si é detto preoccupato per la situazione che sta attraversando il piccolo Paese andino, mentre poche ore prima in Colombia aveva precisato che gli USA non tollereranno "Paesi pertubatori" nel continente latinoamericano.

Sul numero del settimanale Carta, in edicola questa settimana, esce "Pioggia Nera" , un ampio reportage sui danni ambientali prodotti dall'Eni in Ecuador. Il reportage è stato realizzato grazie alle testimonianze e le denunce raccolte direttamente dall'associaizione "A Sud" che nei prossimi giorni renderà note le analisi del campione di terra prelevato nei pressi del Triunfo, ai margini del Cpf (centro de facitade petroleras) una stazione di pompaggio utilizzata dall'Eni per "spingere" il petrolio estratto dal blocco 10 fino al terminale di Baeza.

"Al di là delle pubblicità abilmente confezionate e la musica di Sting con cui la multinazionale vende la sua immagine al pubblico, l'articolo dimostra che le attività estrattive dell'Eni stanno uccidendo la selva amazzonica insieme alle comunità indigene e contadine che la popolano" - commenta l'associazione A Sud. "I risultati verificheranno il livello di concentrazione degli idrocarburi in un terreno destinato al pascolo, in cui per mesi sono stati abbandonati due tank colmi di petrolio. Vedremo se l'Eni adotta realmente standard ambientali all'avanguardia, o se anche in questo caso li utilizza solo nelle pubblicità". [AT]

Altre fonti: A Sud
Approfondimento: L'impresa petrolifera multinazionale CGC e il Governo ecuadoriano tramano ai danni del Popolo originario Kichwa de Sarayaku

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