Ecuador: missione Onu in una situazione a rischio

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La crisi istituzionale che sta destabilizzando l'Ecuador ha acquisito rilevanza internazionale. La scorsa settimana, la Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha inviato a Quito Leandro Despouy, relatore speciale sull'indipendenza di magistrati ed avvocati, che da dicembre segue "la grave emergenza che attraversa il potere giudiziario ecuadoriano", come egli stesso ha sottolineato in più occasioni. L'obiettivo é stato quello di "verificare in situ una situazione che trascende i confini nazionali e che ha assunto ormai rilevanza mondiale", al fine di presentare una relazione finale ai vertici della Commissione dei Diritti Umani - scrive Tancredi Tarantino dell'agenzia Selvas da Quito. A questo scopo, il diplomatico argentino ha iniziato, fin da subito, a raccogliere informazioni sulla destituzione dei giudici della Corte Suprema di Giustizia (CSJ), decisa a dicembre dal Congresso ecuadoriano, nonché su una più ampia ingerenza del potere Legislativo su quello Giudiziario che, negli ultimi mesi, ha portato alla sostituzione di giudici del Tribunale Costituzionale e del Tribunale Supremo Elettorale. Uno scontro tra poteri dello Stato che dalle Nazioni Unite viene interpretato come un campanello d'allarme per la tutela dei diritti umani nel Paese andino.

Dopo un breve saluto di benvenuto del ministro degli Esteri, Patricio Zuquilanda, Despouy ha incontrato gli ex-giudici della CSJ. La decisione di ascoltare la vecchia Corte e, più in generale, la preoccupazione che le Nazioni Uniti stanno mostrando per la delicata situazione dell'Ecuador, sono state duramente criticate dal presidente del Congresso, Omar Quintana, e da esponenti del nuovo Tribunale Costituzionale vicini al partito del presidente Gutierrez. Al termine dei tre giorni di permanenza a Quito, il diplomatico Onu si é detto preoccupato per la "palese violazione della Carta Costituzionale" ed ha esortato Gutierrez a riportare il Paese sui binari "della legalitá e della imprescindibile divisione dei Poteri".
Ad esprimere le proprie perplessitá per la "fragilitá istituzionale dello Stato di diritto ecuadoriano" é stata anche l'Organizzazione degli Stati Americani, la cui Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) ha sottolineato come "l'indipendenza e l'imparzialitá della magistratura siano elementi essenziali per la protezione dei diritti umani nel Paese".

La CIDH si é spinta anche oltre, accusando il Governo di Lucio Gutierrez di essere responsabile dell'attuale clima di violenza che sta accompagnando questa crisi politica e che si materializza in "minacce ed attentati contro lider indigeni, sindacalisti, politici, studenti che si oppongono pubblicamente alla prepotenza del Congresso ai danni del Potere Giudiziario". Ed in merito a questa escalation della violenza, che spinge i partiti dell'opposizione ed i movimenti sociali a pensare ad una vera strategia della tensione, torna ad esprimersi Amnesty International, avvertendo che "é possibile che ci saranno altri casi di minacce e violenze". Intanto prosegue lo sciopero ad oltranza proclamato dalla Federazione Nazionale dei Giudici dell'Ecuador (FENAJE), che comincia a produrre i primi effetti. Pochi giorni fa infatti, Gonzalo Silva Hernandéz, giudice della CSJ ha rassegnato le proprie dimissioni dall'incarico perché "una nobile toga non pu㳀 né deve vivere nell'inganno e nella falsitá".
I giudici hanno anche organizzato una manifestazione che ha mandato in tilt la capitale Quito, al fine di ottenere la rinuncia volontaria anche degli altri membri di una Corte Suprema "incostituzionale".

di Tancredi Tarantino da Quito (Ecuador)

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