Colombia: Amnesty chiede all"UE di agire subito

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In vista della riunione dei paesi donatori che si svolgerà a Cartagena, Colombia, il 3 e 4 febbraio, alla quale parteciperanno la Commissione europea e i Paesi del G-24, Amnesty International ha chiesto all'UE di ribadire il proprio impegno per attuare le raccomandazioni elaborate dall'Onu per porre fine al conflitto armato in Colombia.

In Colombia i diritti umani sono calpestati dai paramilitari, trasformati in cooperanti militari sotto la Presidenza Uribe: un esercito di 2 milioni e 500mila paramilitari denunciava recentemente padre Javier Giraldo, in un'audizione al Parlamento Europeo di Bruxelles. Il gesuita, coordinatore del Tribunale Permanente dei Popoli ha sottolineato che "la strategia del potere colombiano si orienta a creare una zona grigia dove il civile e il militare non conoscono frontiere: il paramilitarismo è il braccio politico dello Stato e sta avanzando con violenza, principalmente nelle zona dove la terra è maggiormente ricca.

Ma secondo il presidente Uribe in Colombia non esiste un "conflitto", perché i movimenti guerriglieri che operano nel territorio nazionale sono "terroristi" - riporta l'agenzia Misna. "Non possiamo accettare alcuna legittimità nella lotta di gruppi violenti, per questo li riteniamo terroristi" - ha sottolineato Uribe parlando al corpo diplomatico accreditato a Bogotá, a due giorni dal vertice di Cartagena. "Una cosa è l'aggressione contro la cittadinanza colombiana e le istituzioni; un'altra, molto distinta, è la tragedia sociale che vive la nazione". Il presidente, "pur non riconoscendo un conflitto" si dice "aperto a qualsiasi processo di pace, anche con chi consideriamo terrorista". A margine del suo intervento, Uribe ha annunciato che a Cartagena il governo coglierà l'occasione per illustrare lo stato del processo di pace in corso tra Bogotá e i paramilitari delle Autodifese unite della Colombia (Auc), guardato con cautela soprattutto dall'Unione Europea che paventa il rischio dell'impunità per i combattenti smobilitati, accusati di massacri e violazioni dei diritti umani.

Ma Amnesty International ricorda che "la crisi umanitaria e dei diritti umani in Colombia resta critica e la popolazione civile è presa di mira da tutte le parti coinvolte nel conflitto: militari, gruppi paramilitari sostenuti dall'esercito e guerriglia" e che "il processo di smobilitazione dei paramilitari continua a presentare dei nodi irrisolti. Dall'annuncio unilaterale del cessate il fuoco, nel 2002, questi gruppi si sono resi responsabili di oltre 1.900 uccisioni e sparizioni. In alcuni casi, gli autori erano gli stessi gruppi che si supponevano smobilitati. "Il quadro di riferimento legale per la smobilitazione ancora non è in vigore - nota Amnesty - mentre una nuova legge minaccia di fornire al Procuratore generale il potere di bloccare le indagini su persone sospettate di aver violato i diritti umani, col rischio che i responsabili militari, paramilitari o guerriglieri che siano - non vengano mai portati di fronte alla giustizia". "Sebbene alcuni fenomeni di violenza politica (come i sequestri) siano in calo, i casi di tortura e di sparizione nonché le denunce di esecuzioni extragiudiziali commesse dalle forze di sicurezza sono aumentati. L'anno scorso oltre 220.000 persone sono state obbligate a lasciare le proprie terre e centinaia sono state arrestate, in modo spesso arbitrario, dalle forze di sicurezza" - denuncia Amnesty. .

Amnesty International preme sull'Unione europea affinché partecipi all'incontro dell'Alleanza delle Ong colombiane, che si terrà sempre a Cartagena domani, 2 febbraio, per discutere sull'attuazione delle raccomandazioni dell'Onu insieme ai principali protagonisti delle campagne per il rispetto dei diritti umani. [GB]

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