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Chiapas: attacco alle comunità zapatiste
Popoli minacciati
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Il dieci aprile scorso dalle comunità indigene zapatiste della regione del Chiapas, in Messico, è stata celebrato l'anniversario dell'assassinio del generale Emiliano Zapata, uno dei due leader - con Pancho Villa - della Rivoluzione Messicana del 1910. Le basi d'appoggio zapatiste della Zona Altos hanno organizzato una manifestazione che, partendo dalla comunità tzotzil di Oventik, si recasse in alcune comunità del Municipio di Zinancantan, nelle vicinanze, per portare solidarietà ma soprattutto preziose cisterne colme d'acque che è stata tagliata dal governo alle comunità che non riconoscono l'autorità municipale. Il sindaco gia lo scorso febbraio aveva comunicato che in base ad un accordo comunitario, l'erogazione d'acqua potabile non sarà ripristinata a circa 100 famiglie che sono basi d'appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) fino a che questi non accetteranno di cooperare economicamente come fa il resto degli abitanti.
La carovana di 150 carri con circa quattromila persone hanno raggiunto la comunità di Jech'v㳀 dove hanno distribuito l'acqua e nella cui minuscola piazzetta celebrano un atto politico che dura circa mezz'ora. Ma mentre migliaia di persone assistevano ai discorsi pronunciati nella piazza un gruppo di un centinaio di individui, identificati come paramilitari affiliati al PRD e provenienti dalla vicina comunità di Pasté ha iniziato ad alzare una barricata di pietre nel mezzo della strada principale, proprio nel punto in cui erano parcheggiati i primi carri della carovana zapatista, bloccandoli completamente. Il gruppo zapatista ha cercato di non cadere nella provocazione e, per quanto possibile di non rispondere all'aggressione e di lasciare la comunità il prima possibile. Nella serata i paramilitari hanno distrutto le cisterne d'acqua appena portate e dato fuoco ad un piccolo negozio cooperativo.
Sono almeno 125 le famiglie zapatiste cacciate dalle proprie case e "questo rappresenta un'emergenza umanitaria e la prova che continua la strategia di guerra contro le comunità indigene che lottano per il riconoscimento della loro autonomia" - ha dichiarato la delegazione del Centro per i Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas in visita al villaggio. Anche se non si conosce ancora il rifugio delle 500 persone profughe, il governo ha parlato di un "auto-sfollamento". L'avvocato Miguel Angel de los Santos ha sottolineato che "il presidente municipale, Mart㭀n Sánchez, avrebbe potuto prevenire gli eventi", che sono stati "un'aggressione, non 'una baruffa tra indigeni', come dichiara la versione ufficiale". Ha aggiunto che "non c'erano pretesti" per l'attacco, perché le basi dell'EZLN dal 15 marzo scorso avevano accettato di partecipare nelle collaborazioni volontarie delle loro comunità". Secondo De los Santos "è chiara l'intenzione del governo di impedire ed ostacolare il diritto all'autonomia".[AT]
Altre fonti: Centro per i Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas, Comitato Chiapas Maribel di Bergamo, Medios Independientes Chiapas, La Jornada