Brasile: gli indios chiedono un riconoscimento da Lula

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Dal 24 aprile al 3 maggio prossimo, gli Indiani in Brasile manifesteranno davanti all'Esplanade di San Paolo in segno di protesta per gli spaventosi record registrati dal governo Lula in materia di diritti indigeni. In occasione del "Giorno dell'Indio" celebrata il 19 aprile i 430.000 indigeni hanno criticato il governo Lula che aveva promesso l'istituzione di un "programma speciale e urgente" per il riconoscimento ufficiale dei loro territori. Ma circa il 50% delle terre indigene sta ancora aspettando una ratifica. In un documento redatto dal Forum per la Difesa dei Diritti Indigeni (FDDI - formato da 7 organizzazioni indigene e pro-indigene tra cui l'Istituto Socio Ambientale), si legge: "Il numero di territori dichiarati aree indigene sotto il governo Lula è il più basso mai registrato dopo la fine del regime militare".

Gli Indiani Guaran㭀-Kaiowá combattono da decenni per riscattare le loro terre da potenti latifondisti. Molti bambini soffrono di malnutrizione e, stando agli ultimi rapporti, in questi primi mesi dell'anno almeno 22 di loro sono morti di fame - ma chi lavora sul campo ritiene che si tratti di una stima inferiore a quella reale. L'1% dei Guaran㭀-Kaiowá continua a suicidarsi: il loro è uno dei tassi di suicidio più alti nel mondo e colpisce principalmente i giovani.

Il governo di Lula aveva promesso di mettere fine all'impunità per coloro che commettono crimini contro i popoli indigeni. Ma anche se negli ultimi trent'anni i killer ingaggiati dagli allevatori hanno brutalmente assassinato almeno 12 Makuxi, nessuno ha ancora pronunciato una sentenza di condanna nei loro confronti e i crimini verso gli Indiani rimangono molto diffusi: nel solo gennaio 2003 sono stati assassinati 3 uomini e le loro famiglie stanno ancora aspettando giustizia. Il direttore di Survival Stephen Corry ha dichiarato: "Per gli Indiani del Brasile, il governo di Lula è stato una grande delusione. Il Brasile ha ratificato la Convenzione OIL 169 sui diritti dei popoli indigeni: e il governo di un paese che oggi ambisce a rivestire un ruolo di maggior rilievo nello scenario mondiale deve necessariamente adempiere ai suoi impegni internazionali e riconoscere pienamente i diritti territoriali degli indigeni".

Leia Aquino, leader Guaran㭀-Kaiowá, afferma: "Non siamo un popolo libero e questo perché non abbiamo la terra. Avere la terra significa essere liberi e, soprattutto, essere felici. Numerose comunità guaran㭀-kaiowá si sono incontrate recentemente per discutere il problema e hanno diffuso un appello straziante dal titolo "La morte dei nostri figli: morire di fame sulla nostra terra" chiedendo la restituzione di alcuni dei loro territori. Il governo ha annunciato una maggiore distribuzione di aiuti umanitari ma continua a ignorare la radice del problema: alla tribù è stata praticamente tolta tutta la sua terra! Negli ultimi 70 anni, migliaia di Guaran㭀 sono stati sfrattati dai loro territori dai coltivatori di soia e dagli allevatori di bestiame e solo l'1% delle loro foreste è sopravvissuto al disboscamento. Survival ha inoltrato un rapporto alle Nazioni Unite sulla situazione degli indigeni del Brasile chiedendo un immediato intervento di pressione sul governo.

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