Brasile e Bangladesh: la difficile lotta per i diritti dei popoli indigeni

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Aveva inondato gran parte delle loro terre in seguito alla costuzione di una grande centrale idroelettrica. Ora l'azienda responsabile per l'impianto ha sospeso i risarcimenti. In Bangladesh continuano le occupazioni da parte di coloni dei terreni delle popolazioni indigene dell'est del Paese. Segnale in controtendenza quello invece dato dal Parlamento europeo che si mette, almeno formalmente, al fianco dei popoli indigeni dell'Africa.

È stato recentemente sospeso il pagamento dei risarcimenti riconosciuti ad uno degli ultimi gruppi di Indiani Avá Canoeiro del Brasile. FURNAS, l'azienda elettrica proprietaria delle diga idroelettrica che ha inondato gran parte del territorio di questi Indiani, ha rotto gli accordi di risarcimento siglati nel 1996. La terra degli Avá Canoeiro è stata inondata dalla diga Serra da Masa nel 1998, quindici anni dopo il loro primo contatto col mondo esterno. Nonostante gli impegni assunti, l'azienda ha recentemente sospeso tutti i finanziamenti stanziati per i loro vitali progetti di demarcazione e assistenza sanitaria.

Notizie negative arrivano anche dal Bangladesh. L'organizzazione Survival International, che si batte per i diritti dei popoli indigeni, ha reso noto che il 26 e 27 agosto scorso alcuni coloni bengalesi hanno attaccato i villaggi tribali delle Chittagong Hill Tracts, nel Bangladesh orientale, uccidendo Binod Bihari Khisha e il piccolo Chikku Chakma di soli otto mesi, violentando le donne e bruciando le abitazioni. Nelle colline Chittagong abitano 600.000 indigeni che subiscono da decenni persecuzioni per mano dei coloni bengalesi che oggi occupano le loro terre. L'accordo di pace siglato nel 1997 avrebbe dovuto segnare la fine del conflitto ma il governo del Bangladesh si è rifiutato di implementare i provvedimenti concordati.

L'Unione Europea ha preso posizione a favore dei popoli indigeni dell'Africa. Il Parlamento ha annunciato di sostenere "fortemente" le richieste dei Pigmei, dei Boscimani e di altri popoli che chiedono di essere riconosciuti come popoli indigeni. Il diritto dei popoli indigeni e tribali alla proprietà collettiva delle loro terre è sancito dalla legge internazionale ma molti Paesi africani non riconoscono tale diritto. In Botswana, i Boscimani Gana e Gwi sono stati cacciati dalla loro terra e trasferiti in campi di reinsediamento, mentre in Tanzania più di 200 famiglie Masai rischiano di essere cacciate dal Cratere di Ngorongoro. [DS]

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