Botswana: Boscimani sacrificati per i diamanti

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Quello dei Boscimani è l'ennesimo dramma che non fa notizia; per opporsi al silenzio e all'indifferenza diffusa l'organizzazione Survival International e il magazine The Ecologist denunciano le contininue violenze subite da migliaia i boscimani Gana and Gwi e invitano ad appoggiare la campagna di Survival per il rispetto dei diritti umani e territoriali di tutti i Boscimani dell'Africa meridionale.

Adducendo la scusa di incentivare '"lo sviluppo" dei boscimani e la conservazione della zona, il governo del Botswana continua a rilasciare concessioni minerarie per l'estrazione di diamanti nella riserva del Kalahari. Le popolazioni indigene sono obbligate con mezzi leciti e non, a lasciare la propria terra esono rinchiuse in squallidi insediamenti con la falsa promessa di avere in cambio scuole, assistenza sanitaria, appezzamenti di terra, bestiame e denaro.

Il Botswana nel 2001 ha prodotto il 29% dei diamanti in commercio nel mondo per un importo di 2,3 milardi di dollari. Ciò rappresenta il 70% dei guadagni del Paese e il 50% del reddito del governo. La Debswana (IE De Beers Botswana) della De Beers e partecipata del governo del Botswana, controlla tutta l'industria estrattiva di diamanti del Paese e oltre il 50% della produzione di gemme nel mondo.

Negli Anni 80, iniziarono intense esplorazioni minerarie all'interno del Kalahari e, nel 1986, il governo decise formalmente di trasferire i Boscimani a Kaudwane e New Xade, due "campi di reinsediaento" collocati fuori dai confini della riserva.

The Ecologist e Survival denunciano che la principale ragione della deportazione sono i giacimenti di diamanti. Secondo la legge internazionale, i Boscimani sono i legittimi proprietari delle loro terre: è ovvio che il governo li consideri un fattore di rischio per il futuro sfruttamento dei depositi.

Intanto una coalizione di organizzazioni non governative che lavorano per il Process Certification Scheme (KPCS) schema internazionale di certificazione dei diamanti per impedire il commercio di diamanti che alimentano conflitti, ha accolto con favore la pubblicazione della lista dei paesi che vi aderiscono, tuttavia ha espresso dei dubbi sul controllo e la verifica del rispetto dell'accordo.

"Ora è importante che le regole non restino solo sulla carta" - sostiene Corinna Gilfillan dell'Ong Global Witness mentre Amnesty International ha denunciato che "l'attuale sistema di monitoraggio è completamente inadeguato".

Fonti: Survival International, The Ecologist.

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