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Bolivia: tra tensione sociale e prospettive di rilancio economico
Popoli minacciati
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A pochi mesi dalla sua elezione, il presidente Gonzalo Sanchez de Losada si trova di fronte ad una difficile decisione: scegliere se assecondare le richieste avanzate dagli ampi strati della popolazione boliviana o al contrario adottare le riforme consigliate dal Fondo Monetario Internazionale. E intanto alla Escuela de Comando y Estato mayor General dell'Esercito si gioca a disegnare il futuro della Bolivia a tavolino.
Il leader del Movimento Nazionalista Rivoluzionario (Mnr) Sanchez de Losada è stato eletto Presidente della Repubblica boliviana nell'agosto del 2002. Meno di un anno dopo si ritrova a dover affrontare alcuni nodi fondamentali per lo sviluppo del Paese. In primo luogo si pone la questione legata ai "cocaleros", i coltivatori di coca. Sotto le pressioni degli Stati Uniti, il presidente boliviano si è adoperato per la distruzione delle piantagioni di coca per sostituirle con colture alternative. I "cocaleros" hanno però reso pubblico il loro dissenso con manifestazioni e proteste. Essi sostengono che le coltivazioni di coca potranno essere eliminate solo al momento in cui vi sia una reale alternativa a cui destinare al coltivazione dei propri campi e attualmente a loro avviso non se ne vede alcuna.
Protagonisti di proteste, manifestazioni e scontri non sono però stati soltanto i cocaleros, ma anche poliziotti, insegnanti e minatori. In particolare si protesta contro l'aumento della pressione fiscale (del 12% sugli stipendi di 800.000 lavoratori) attuata dietro il "suggerimento" del Fondo Monetario Internazionale. Le proteste sono terminate nel sangue: l'intervento dell'esercito ha causato la morte di 17 persone ed il ferimento di altre 100.
Nel quadro di tensione sociale e difficoltà di gestione economica si apre però una prospettiva di rilancio economico per il paese. La scoperta di ampie riserve di gas naturale offre infatti alla Bolivia la possibilità di entrare nel mercato delle risorse energetiche e di farlo dalla porta principale. Affinché l'ingente risorsa possa essere sfruttata, è però necessaria la costruzione di un gasdotto che permetta di raggiungere la costa occidentale e da qui gli Stati Uniti per poi essere commercializzata. Al momento il progetto è al vaglio del governo boliviano e già subisce numerose critiche sia sulla scelta del tragitto sia per il rischio che l'investimento offra la possibilità alle multinazionali americane di controllare le riserve boliviane senza portare un reale beneficio al paese.
Selvas, Osservatorio sulla regione andina, fornisce una notizia inquietante che potrebbe sembrare letteratura ma non lo è. Gli accadimenti che percorrono la Bolivia in questi anni sembrano rispecchiarsi perfettamente con le conclusioni di una simulazione effettuata nel 2001 dagli studenti della Escuela de Comando y Estato mayor General de l'Ejercito. Militari statunitensi, boliviani, peruviani e messicani si sono confrontati nelle soluzioni delle problematiche del paese con l'ausilio di un software in grado di elaborare i dati e le variabili della situazione boliviana. Secondo la simulazione, nei prossimi anni la situazione sociale ed economica boliviana non dovrebbe fare grossi balzi in avanti. Ma i dati della simulazione non hanno potuto prevedere tutte le variabili. Non è stato ad esempio previsto un incontro come quello che si terrà a Santa Cruz nel prossimo novembre ove converranno tutte le forze sociali dell'America Latina e saranno presenti anche i presidenti Lula da Silva, Hugo Chavez e Fidel Castro e dal quale si spera possano emergere speranze per molti degli stati dell'America Latina.
Intanto però le proteste continuano. E' previsto per oggi, lunedì 21 luglio, il blocco di tutte le strade che conducono a La Paz, capitale della Bolivia. Lo ha annunciato nei giorni scorsi Lucio Huanca, dirigente della Confederazione sindacale unica dei lavoratori contadini della Bolivia (Csutcb), il movimento che chiede al governo il rispetto degli accordi raggiunti nel 2001 con il precedente esecutivo, a cominciare dalla distribuzione delle terre, dalla consegna di sementi e di mille trattori, dalla creazione di un'università agraria e dalla riforma della legge agraria attualmente in vigore.