Bolivia: eletto Morales, primo presidente indio

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L'indio aymara Evo Morales Ayma, ex sindacalista dei "cocaleros" e leader del Movimento al socialismo (Mas), si è ampiamente imposto nelle elezioni che si sono svolte ieri in Bolivia, e sarà quindi il primo presidente autenticamente indio d'America latina. La commissione elettorale darà i suoi risultati non prima di domani, ma la gente di Cochabamba ha già proclamato Morales presidente festeggiando per tutta la notte. "Comincia una nuova storia di uguaglianza, di pace e del cambiamento atteso dal popolo boliviano" - ha detto Morales in una conferenza stampa dove ha ribadito la sua opposizione alle politiche neoliberiste degli Usa nel continente latino-americano e si è impegnato in una lotta efficace contro il narcotraffico - che però non significa "zero coca, nè zero cocaleros" - ed eserciterà il diritto del controllo statale sui vasti giacimenti di gas naturale del Paese. "La battaglia per le risorse naturali cambierà la nostra storia" - ha aggiunto Morales, confermando le promesse del suo programma ma senza per ora accennare al suo discusso progetto di liberalizzazione della coltura della coca, sostanza che in Bolivia, prima ancora che per produrre cocaina, serve a tenere sotto controllo la fame di uno dei popoli più poveri dell'America Latina: dopo il Venezuela, la Bolivia, ha le più vaste risorse latino-americane di gas naturale.

Un intervento dell'ultima ora di Washington critico nei confronti di Morales, non solo non ha impedito un suo successo, ma addirittura ne ha ampliato le dimensioni - nota l'agenzia Asud. "E' una rivoluzione storica, ed ha la grande differenza di essere democratica e di essere avvenuta solo grazie al voto popolare. Più che un'elezione è un plebiscito che ha dato al Mas una vittoria irrefutabile e inappellabile: la Bolivia intera ha votato per il cambio ed ha segnato il simbolo del cambio democratico". Con queste parole, Alvaro Garc㭀a Linera, il virtuale vicepresidente del paese, ha commentato l'elezione - ancora non ufficiale - di Evo Morales come Presidente della Repubblica Boliviana per il prossimo quinquennio. "Un fatto straordinario, unico, sia perchè per la prima volta entra a Palacio Quemado da presidente un indios aymara, per giunta ex leader della federazione sindacale dei lavoratori cocaleros, sia perchè il fatto di aver avuto oltre il 50% delle preferenze nelle urne gli consegna il paese senza dover passare da tre settimane di accordi e trattative pur di raggiungere la maggioranza con questo o con quel partito" - nota Selvas, l'Osservatorio sulla regione delle Ande che riporta un'interessante intervista di qualche anno fa a Morales.

In meno di 200 anni di indipendenza dalla Spagna, la Bolivia ha subito un numero incalcolabile di colpi di stato. Dall'ottobre 2003, Carlos Mesa, giornalista e storico succeduto al presidente fuggito negli Stati Uniti Gonzalo Sanchez de Losada, aveva cercato di restare in bilico tra le richieste degli strati più poveri della popolazione e le pressioni degli interessi stranieri rappresentati soprattutto da multinazionali petrolifere. E nei mesi scorsi le forze conservatrici avevano cercato di bloccare le elezioni: con un colpo di mano la Corte Nazionale Elettorale aveva sospeso a tempo indefinito le elezioni generali giustificando la decisione per l'impossibilità di svolgere in tempo alcune attività tecniche e operative. Morales aveva dichiarato che la "Corte Nazionale Elettorale, espressione della mafia politica e corrotta del Paese, vuole soltanto evitare le elezioni".

"L'elezione di Morales non è di per sè del tutto sorprendente - commenta Mariano Benni, direttore della Misna: era sempre stato in testa ai sondaggi pre-elettorali, ma di solito intorno al 35% e con pochi punti di distacco rispetto al suo avversario, il neo-liberista e rappresentante della destra Jorge 'Tuto' Quiroga. Il trionfo che il paese sembra avergli tributato ha tutte le caratteristiche di un ulteriore passo compiuto dall'intera America Latina, oltre che dalle popolazioni indigene, verso un progressivo affrancamento da quelle oppressioni locali e internazionali (soprattutto statunitensi) che in questi ultimi anni - con Nestor Kirchner in Argentina, Luiz Inacio Lula da Silva in Brasile, Tabaré Ram㳀n Vázquez Rosas in Uruguay e Hugo Rafael Chávez Fr㭀as in Venezuela - sembrano destinate a cedere il passo a un'America Latina diversa. Che forse potrebbe cominciare a chiudere quelle "vene aperte" che Eduardo Galeano aveva così efficacemente e amaramente descritto nella sua opera più nota. Sedimentata di certo nella coscienza di molti latino-americani". [GB]

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