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America Latina: 514 anni di violazioni dei diritti umani
Popoli minacciati
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In occasione dell'anniversario della cosiddetta "scoperta dell'America", l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ricorda le milioni di vittime che questo evento ha causato e continua a causare. "La conquista dell'America è stata di fatto il più grande genocidio della storia, una eliminazione in massa di persone e popoli interi provocate dalla guerra, dallo sfruttamento brutale ai lavori forzati e dall'annientamento delle culture: la conquista materiale e la conquista spirituale andavano pari passo" - riporta un comunicato di APM. Ma le violazioni dei diritti umani nei confronti delle popolazioni originarie non sono mai cessate, e questo vale anche nel caso del Popolo Mapuche, presente in Argentina e Cile e per varie popolazioni indigene in Perù e Ecuador dove stato e le multinazionali petrolifere tentano di imporre i loro progetti anche con l'aiuto dei militari.
I Mapuche, che rappresentano circa il 10% della popolazione cilena, non erano mai stati sottomessi né dagli Inkas né dalla conquista spagnola nel continente americano. Solamente nel 1881 quella che fino ad allora era la Regione indipendente dei Mapuche venne annessa allo stato cileno e da allora i loro diritti non sono mai più stati rispettati. Derubati delle loro terre e spogliati della loro cultura, emarginati e impoveriti, le organizzazioni Mapuche lottano per il riconoscimento dei loro diritti, in primo luogo alla terra, contrapponendosi allo stato cileno ma soprattutto ai molti e potenti interessi economici che inesorabilmente distruggono le antiche foreste, e con esse sistemi ecologici unici, delle terre Mapuche. Per i Mapuche stessi ciò significa la perdita della loro base esistenziale, culturale e tradizionale. Per far fronte alle manifestazioni, alle proteste e alle rivendicazioni pacifiche delle diverse organizzazioni indigene, i governi democratici cileni hanno rispolverato leggi risalenti alla dittatura militare, come la famigerata legge Antiterrorismo (Legge n. 18.314).
Nel 2003 l'incaricato speciale delle Nazioni Unite per gli Affari Indigeni, Rodolfo Stavenhagen, aveva esplicitamente raccomandato al governo cileno di "prendere misure affinché si eviti la criminalizzazione delle legittime attività di protesta e di rivendicazione sociale" del popolo Mapuche. Nello stesso modo si è espresso anche il Comitato per i Diritti Economici, Sociali e Culturali dell'ONU nel suo recente rapporto sul Cile, ma c'è stato bisogno di un drammatico sciopero della fame di quattro attivisti mapuche perché l'opinione pubblica cilena e internazionale si accorgessero delle violazioni dei diritti umani in corso. Di fatto però non è ancora cambiato niente. L'APM aderisce alla fiaccolata organizzata su invito delle organizzazioni Mapuche in Europa che si terrà sabato 14 ottobre a Milano, come in tante altre città europee, davanti al consolato cileno per chiedere la ratifica della Convenzione ILO 169 per il riconoscimento dei Diritti dei popoli originari e la revisione della legge cilena antiterrorismo n. 18.314, emanata ancora nei tempi della dittatura che discrimina i Mapuche.
Le comunità che vivono nelle zone di sfruttamento petrolifero dell'Amazzonia negli scorsi decenni hanno dovuto assistere impotenti al saccheggio delle loro risorse naturali, alla distruzione ambientale delle loro terre e al deterioramento della propria salute. L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ricorda che dei circa 2.000 popoli indigeni amazzonici, oggi ne sopravvivono solo 400 con una popolazione complessiva di 1,5 milioni di persone. Achuar, Quechua e Urarina della provincia nordorientale di Loreto in Perù, hanno spedita qualche giorno fa al governo una lettera congiunta per annunciare la propria protesta contro ulteriori progetti di sfruttamento petrolifero sulla loro terra.
In questo territorio lungo il fiume Corrientes è dal 1970 che le multinazionali petrolifere Occidental, Petroperu e Pluspetrol estraggono petrolio senza alcun rispetto per i diversi accordi stipulati a tutela dell'approvvigionamento alimentare e dell'acqua potabile. Solo poco tempo fa il governo ha concesso ulteriori licenze per l'estrazione petrolifera alle multinazionali statunitensi e canadesi Burlington Resources e Prolifera, ignorando completamente il parere contrario delle popolazioni locali, che affermano "anche noi abbiamo il diritto di vivere in pace e in salute sulla nostra terra!".
Oggi un gruppo di indigeni di etnia Achuar ha occupato tre pozzi petroliferi nelle selve settentrionali del paese appartenenti alla società petrolifera argentina 'Pluspetrol', accusata di aver contaminato le acque del fiume Corrientes, provocando danni alla salute delle comunità che abitano lungo le sue rive. Lo riporta l'agenzia Misna segnalando che la notizia è stata riferita dalla stessa società precisando che i nativi hanno preso possesso "in forma pacifica" dei pozzi situati nel giacimento 'Lote 1ab', che produce una media di 28.000 barili di greggio al giorno; per "evitare possibili situazioni di tensione", 'Pluspetrol' ha deciso di sospendere parzialmente le attività nella zona.
Nel vicino Ecuador le multinazionali petrolifere tentano di imporre i loro progetti anche con l'aiuto dei militari. In Ecuador il conflitto tra stato/multinazionali del petrolio e popolazioni indigene riguarda direttamente i Quichua di Sarayacu che sono finora riusciti a difendere con successo le loro terre nonostante gli omicidi e le minacce subite, così come anche gli Huaorani, Cofán, Siona, Secoya, Shuar, Shiwiar, Achuar e Zápara - conclude il comunicato di APM. [GB]