Pena di morte: 151 paesi l'hanno "abolita", ma nel 2008 ancora 6mila esecuzioni

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"L’evoluzione positiva verso l’abolizione della pena di morte in atto nel mondo da oltre dieci anni, si è confermata nel 2008 e anche nei primi sei mesi del 2009. I paesi o i territori che hanno deciso di abolirla per legge o in pratica sono oggi 151". Lo segnala il recente rapporto dell'associazione 'Nessuno tocchi Caino'. I paesi totalmente abolizionisti - nota il rapporto - sono 96; gli abolizionisti per crimini ordinari sono 8; quelli che attuano una moratoria delle esecuzioni sono 5; i paesi abolizionisti "di fatto", che non eseguono sentenze capitali da oltre dieci anni o che si sono impegnati internazionalmente ad abolire la pena di morte, sono 42. I paesi mantenitori della pena di morte sono scesi a 46 a fronte dei 49 del 2007.

Come nel 2007 anche nel 2008 i paesi che hanno fatto ricorso alle esecuzioni capitali sono stati 26. Le esecuzioni sono state almeno 5.727 a fronte delle almeno 5.851 del 2007. La Cina - con almeno 5.000 esecuzioni stimate - si conferma il paese dove si pratica la maggior parte di condanne a morte, ma tra i principali "paesi-boia" figurano anche Iran (346 esecuzioni), Arabia Saudita (102), Corea del Nord (almeno 63), Stati Uniti (37), Pakistan (almeno 36) e Iraq (almeno 34). Di fatto, "dei 46 mantenitori della pena di morte, 36 sono paesi dittatoriali, autoritari o illiberali" - nota il rapporto.

Se l'Asia si conferma il continente con il maggior numero di esecuzioni, in Africa nel 2008 la pena di morte è stata eseguita solo in 5 paesi - erano stati 7 nel 2007 - dove sono state registrate almeno 19 esecuzioni: Botswana, Egitto, Libia (almeno 8), Somalia (almeno 3) e Sudan (almeno 5). Da notare che Etiopia e Guinea Equatoriale che nel 2007 hanno giustiziato rispettivamente 1 e 3 persone, non hanno effettuato esecuzioni nel 2008. Con una risoluzione approvata nel corso della sessione svoltasi in Nigeria dal 10 al 24 novembre 2008, la Commissione Africana per i Diritti dell’Uomo e dei Popoli ha chiesto ai paesi dell’Unione Africana di "osservare una moratoria delle esecuzioni capitali in vista dell’abolizione della pena di morte". In Europa, la Bielorussia continua a costituire l’unica eccezione in un continente altrimenti totalmente libero dalla pena di morte: nel 2008, vi sono state effettuate almeno 4 esecuzioni.

'Nessuno tocchi Caino' stima che nel 2008 siano state effettuate in Cina almeno 5.000 esecuzioni, più o meno come nel 2007 e, comunque, in calo rispetto agli anni precedenti. La Fondazione Dui Hua, diretta da John Kamm, un ex dirigente d’affari che si è votato alla difesa dei diritti umani e che continua a mantenere buoni rapporti con funzionari governativi cinesi, ha stimato che "il numero delle esecuzioni nel 2008 ha superato le 5.000 e può essersi avvicinato alle 7.000". Nel 2007, secondo la Fondazione Dui Hua, le esecuzioni sarebbero state circa 6.000, una riduzione pari a un 25-30% rispetto al 2006, anno per il quale ne aveva stimate almeno 7.500. Un calo che sarebbe dipeso, secondo Kamm, dall’assegnazione delle Olimpiadi del 2008 a Pechino. "Tuttavia questi dati e percentuali non sono verificabili fintanto che permane il segreto di Stato sul numero reale di esecuzioni e condanne a morte" - sottolinea il rapporto.

Anche se la pena di morte continua a essere considerata in Cina un segreto di Stato, negli ultimi anni si sono succedute notizie, anche di fonte ufficiale, in base alle quali le condanne a morte emesse dai tribunali cinesi sarebbero via via diminuite fino ad arrivare al 30% in meno rispetto all’anno precedente. Tale diminuzione è stata più significativa a partire dal gennaio 2007, quando è entrata in vigore la riforma in base alla quale ogni condanna a morte emessa in Cina da tribunali di grado inferiore deve essere rivista dalla Corte Suprema, la quale da parte sua ha reso noto di aver annullato il 15% delle condanne a morte che ha esaminato nel 2007 e nei primi sei mesi del 2008.

Anche nel 2008, l’Iran si è piazzato al secondo posto quanto a numero di esecuzioni. "La situazione non sembra mostrare segni di una inversione di rotta, considerato che nel 2009, al 31 maggio, erano già state effettuate almeno 200 esecuzioni" - nota il rapporto evidenziando che "i dati reali potrebbero essere ancora più alti, perché le autorità iraniane non forniscono statistiche ufficiali e i numeri riportati sono relativi alle notizie pubblicate dai giornali iraniani e a quelle fornite da organizzazioni umanitarie, che evidentemente non riportano tutte le esecuzioni". L’Iran, inoltre, è stato l’unico paese al mondo in cui risulta sia stata praticata nel 2008 la pena di morte nei confronti di persone che avevano meno di 18 anni al momento del reato: almeno 13 minori sono stati giustiziati in aperta violazione della Convenzione sui Diritti del Fanciullo che l’Iran pure ha ratificato. A riprova della recrudescenza del regime iraniano, anche nel 2008 sono continuate le esecuzioni di massa.

L’Arabia Saudita ha un numero di esecuzioni tra i più alti al mondo in termini assoluti, ma risulta il primo in percentuale sulla popolazione. Le esecuzioni nel 2008 sono state almeno 102, in netta diminuzione rispetto al 2007, quando erano state 166, ma sono il quadruplo rispetto alle 39 effettuate nel 2006. Nel 2009, al 30 giugno, erano state effettuate almeno 45 esecuzioni, tra cui quelle di tre minorenni. Le esecuzioni avvengono in pubblico e tramite decapitazione: sono effettuate in cortili fuori le moschee più frequentate delle principali città dopo la preghiera del venerdì. Quasi i due terzi delle persone giustiziate sono stranieri, provenienti quasi tutti dai paesi poveri del Medio Oriente, dell’Africa e dell’Asia.

Le democrazie liberali che nel 2008 hanno praticato la pena di morte sono state 6 e hanno effettuato in tutto 65 esecuzioni, circa l’1,1% del totale mondiale: Stati Uniti (37), Giappone (15), Indonesia (almeno 10), Botswana (almeno 1), Saint Kitts e Nevis (1).

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, sono due i fatti principali che, nel 2008 e nei primi sei mesi del 2009, hanno riguardato la pena di morte: la decisione della Corte Suprema sulla legittimità dell’iniezione letale e l’abolizione della pena di morte nel New Mexico. Il 95% delle esecuzioni è stato effettuato nelle regioni del Sud. Come di consueto il Texas guida la lista dei 9 Stati "esecuzionisti" del 2008 e con le sue 18 esecuzioni ha registrato da solo il 48% di tutte le esecuzioni degli Usa. Oltre al Texas, 4 esecuzioni sono state compiute in Virginia, 3 in Georgia e South Carolina, 2 in Florida, Mississippi, Ohio e Oklahoma, e 1 in Kentucky. L’unico Stato non del Sud a compiere esecuzioni è stato l’Ohio.

In Giappone, nel 2008, sono state giustiziate 15 persone, il massimo in un solo anno a partire dal 1999 – anno in cui il governo ha iniziato a rendere noto il numero delle esecuzioni. Una escalation mai vista, se si considera che dal 1998 al 2005 in Giappone si sono registrate 16 esecuzioni in tutto, una media di due all’anno, ma nei primi sei mesi del 2009 sono già state effettuate 4 esecuzioni. Dopo queste ultime esecuzioni, i detenuti nel braccio della morte giapponese sono diventati 95, al di sotto dei 100 che il Governo considera la capienza tollerabile del braccio della morte. [GB]

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