Amnesty: impiccagione di Delara Darabi "mossa cinica delle autorità iraniane"

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Amnesty International ha espresso "oltraggio" per la notizia dell'impiccagione di Delara Darabi avvenuta ieri mattina nella prigione centrale di Rasht, nell'Iran settentrionale. "L'impiccagione è avvenuta senza che l'avvocato di Delara Darabi ne fosse stato messo a conoscenza, nonostante la legge preveda che i legali dei condannati a morte debbano essere informati 48 ore prima dell'esecuzione" - sottolinea il comunicato di Amnesty. Il 19 aprile il Capo dell'autorità giudiziaria aveva concesso due mesi di sospensione.

Secondo l'organizzazione per i diritti umani, si è trattato "di una mossa cinica delle autorità iraniane per aggirare le pressioni nazionali e internazionali che avrebbero potuto salvare la vita di Delara Darabi". L'impiccagione è infatti avvenuta nonostante un movimento di pressione internazionale che raccoglie attivisti per i diritti umani di varia provenienza ne avesse ottenuto il rinvio.

Anche la presidenza ceca dell' Unione europea ha condannato l'esecuzione della pittrice. In un comunicato, la presidenza Ue sottolinea come "simili violazioni dei diritti umani erodono le basi per la comprensione e la fiducia reciproca fra l'Iran e l'Unione europea". Praga "protesta vivamente contro la sua esecuzione come un atto contrario agli impegni internazionali accettati volontariamente dall'Iran" e "chiede urgentemente all'Iran di evitare le esecuzioni di minori e di eliminare la pena di morte per i minori dal suo codice penale".

Delara Darabi era stata condannata a morte per l'omicidio di un parente, avvenuto nel 2003, quando aveva 17 anni. Si era inizialmente addossata la responsabilità, con l'intento di salvare dall'impiccagione il suo fidanzato maggiorenne, per poi ritrattare la confessione. Nel 2006 Amnesty International aveva lanciato una campagna per salvare la sua vita. Secondo l'organizzazione per i diritti umani," il processo terminato con la condanna a morte era stato iniquo, non avendo i giudici preso in considerazione prove che avrebbero potuto scagionarla dall'accusa di omicidio".

"Mi impiccano fra pochi secondi. Aiutatemi". Così Delara ha detto ai genitori nella sua ultima telefonata quando aveva capito che le autorità iraniane avevano deciso di farla impiccare per un omicidio che lei giura non aver commesso. I genitori di Delara si erano offerti di pagare anche il cosiddetto "prezzo del sangue", l'indennizzo ai parenti della vittima, pur di ottenere il perdono. Ma la famiglia della donna uccisa non ne ha voluto sapere e la sentenza di morte non è stata modificata. Sarebbe stato un figlio della vittima a girare intorno al collo di Delara la corda del boia.

Quella di Delara Darabi è stata la 140ma esecuzione in Iran dall'inizio dell'anno, la seconda nei confronti di una donna e la seconda nei confronti di un minorenne al momento del reato. L'Iran ha messo a morte almeno 42 minorenni dal 1990, in totale disprezzo degli obblighi internazionali che stabiliscono il divieto assoluto di mettere a morte persone per un reato commesso quando avevano meno di 18 anni. [GB]

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