Palestina: saluto ad Arafat e il muro avanza

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La morte di Yasser Arafat sarà annunciata ufficialmente oggi alla Muqata, il suo quartier generale a Ramallah, secondo quanto anticipato da un responsabile palestinese. Nella cittadella Anp alcuni bulldozer hanno già cominciato a lavorare in previsione della sepoltura del presidente. La prima proposta di seppellire Arafat sullo Haram al Sharif, la Spianata delle Moschee è stata rifiutata da Israele per preoccupazioni di ordine pubblico e terrorismo. Più reale è la paura da parte di Israele che la tomba diventi la lapide su Gerusalemme unita e capitale di Israele, e rimetta in discussione il futuro status della città in un negoziato di pace. La salma di Arafat sarà prima trasferita al Cairo, dove una cerimonia ufficiale si svolgerà domani, e poi a Ramallah dove, sempre domani, il rais sarà sepolto alla Muqata. Da segnalare che sabato 13 novembre si terrà a Roma una manifestazione nazionale per rivendicare i diritti della popolazione palestinese e rendere omaggio a Yasser Arafat.

Per il dopo Arafat inizia il totoscomesse. Abu Mazen e Abu Ala, i due leader che insieme a Salim Zaanun compongono la troika incaricata di dirigere l'Amministrazione Nazionale Palestinese (Anp), appartengono alla vecchia generazione. Abu Mazen, cofondatore dell'OLP con Arafat, artefice palestinese degli Accordi di Oslo, è il più deciso a spezzare la spirale militarista in cui è precipitata la nuova Intifada, ma proprio questa sua posizione lo portò nel settembre 2003 alle dimissioni da Primo Ministro. Abu Ala, il suo successore, ha adottato un atteggiamento assai più prudente, il che gli ha consentito di restare in carica pur tra reiterate minacce di dimissioni. Alle loro spalle, premono i leaders che contano in materia di sicurezza, come Jibril Rajub e Mohammed Dahlan, uomo forte di Gaza, e poi la nuova generazione dei quarantenni, forgiatisi nell'Intifada, il cui esponente più noto, Marwan Barghouti, è nelle carceri israeliane. La società palestinese è rimasta a lungo ibernata, schiacciata tra il soffocante autoritarismo di Arafat, l'escalation dei diversi gruppi armati, e la sempre più schiacciante reazione israeliana.

La Palestina sta vivendo una situazione economica di insicurezza definita dalla Banca mondiale come "una delle peggiori recessioni della storia contemporanea". Due milioni di persone, il 63% della popolazione, vive sotto la soglia di povertà. La disoccupazione ha raggiunto il 45% in Cisgiordania e il 70% nella Striscia di Gaza anche a causa del muro, la "barriera di separazione" che sta impedendo ai 120 mila palestinesi che prima del 2000 lavoravano in territorio israeliano di raggiungere il posto di lavoro.

E di fatto Israele sta usando la leva economica sui civili palestinesi, sperando che la miseria li costringa a premere per la cessazione della lotta armata e del terrorismo. In Cisgiordania, quando il Muro sarà finito, la regione sarà divisa in tre cantoni (Nord, Sud e Centro) separati dagli insediamenti dei coloni e dalle basi militari e il movimento delle persone e delle merci sarà molto limitato. Già oggi i palestinesi non hanno il diritto di utilizzare numerose strade anche se queste attraversano il loro territorio e sono state costruite confiscando terreni coltivabili e espropriando pozzi idrici.

E in opposizione alla costruzione del muro è stata presentata martedì 9 novembre la nuova campagna di Pax Christi, in coincidenza con il quindicesimo anniversario della caduta del muro di Berlino. Al motto "Ponti e non muri" viene chiesto al governo israeliano di interrompere la costruzione del muro in Cisgiordania che divide i due popoli israeliano e palestinese. La Campagna prevede momenti di sensibilizzazione dell' opinione pubblica sulle drammatiche condizioni di vita delle popolazioni in Terra Santa e l'invio di cartoline al primo ministro israeliano e al presidente del consiglio Silvio Berlusconi con la richiesta che il nostro governo si adoperi in tutte le sedi per interrompere la costruzione del muro. La campagna prevede anche la distribuzione di una "Lampada della pace" in ceramica realizzata in Palestina e alimentata dall'olio di Taybeh. La lampada intende lanciare da Gerusalemme un segnale di pace che possa brillare in tutti i luoghi di culto della Cristianità.

E dalla "South Hebron Hill" l'Operazione Colomba racconta che questa mattina alle 6.45 circa, cinque bambini tra i 5 e gli 11 anni mentre andavano a scuola sulla strada tra Tuba e Tuwani, nei pressi della colonia israeliana di Ma'on, sono stati aggrediti subendo pesanti vessazioni ad opera coloni appartenenti alla corrente radicale nota come "nazional-religiosa".

Erano presenti un veicolo militare dell'esercito israeliano, un veicolo dell'amministrazione israeliana dei Territori e un veicolo della Sicurezza Privata della colonia. Nessuno è intervenuto ad interrompere le violenze psicologiche e le minacce sui bambini terrorizzati. Alcuni internazionali, tra cui volontari dell'Operazione Colomba-Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, hanno assistito ai fatti e hanno filmato il tutto. Il 9 ottobre scorso nello stesso luogo venne picchiato un ragazzo italiano, volontario di Operazione Colomba.[AT]

Altre fonti: Forum Palestina

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