Onu: sì alla moratoria mondiale della pena di morte

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L'Italia e l'Unione Europea hanno vinto la prima tappa nella corsa per la moratoria delle esecuzioni capitali. La III commissione dell'Onu ha approvato ieri la risoluzione sulla moratoria: 99 voti a favore, 33 gli astenuti e 52 i paesi contrari tra cui una coalizione composta da Stati Uniti, Iran e Sudan, Cina e Egitto di cui è stato bocciato un emendamento che tendeva a introdurre nella risoluzione la "domestic jurisdiction", ovvero il principio secondo il quale nessuna disposizione della Carta può interferire con le prerogative sovrane degli Stati membri.

Respinti tutti i quindici emendamenti proposti, si è andati a un voto il cui esito è stato definito dal Ministro degli Esteri italiano, Massimo D'Alema, "il frutto di un'alleanza transregionale tra Paesi di tutti i continenti". "L'Italia conferma di essere in prima linea nel mondo in materia di tutela dei diritti umani. La lotta contro la pena di morte a livello internazionale è uno dei temi prioritari di politica estera, che vede impegnati governo, istituzioni, forze politico-parlamentari e organizzazioni non governative in una campagna corale, convinta e tenace che ha prodotto un primo, rilevante risultato". Il Ministro D'Alema ha sottolineato il ruolo fondamentale svolto dalla società civile italiana che ha ispirato e sostenuto questa campagna contribuendo a mantenere elevata in questi mesi l'attenzione internazionale sulla questione della pena di morte e di una moratoria universale delle esecuzioni.

"Una svolta storica verso l'abolizione della pena capitale" - commentano Amnesty International e la Comunità di Sant'Egidio da anni impegnate nella 'Coalizione mondiale contro la pena di morte' (WCADP). "Un passaggio storico" - definisce la votazione il portavoce della Comunità di Sant'Egidio. "Il grande numero di emendamenti contrari, le campagne che hanno reso necessari 15 anni per arrivare a questo risultato sono testimoni dell'importanza che la Risoluzione e la sua approvazione da parte dell'Assemblea generale dell'ONU riveste". "E' un contributo decisivo per accelerare un processo che ha già visto dagli anni 90 oltre 50 paesi rinunciare all'uso della pena di morte e il suo uso restringersi in molti paesi retenzionisti, per un accresciuto rispetto della vita umana e per i crescenti dubbi sulla sua efficacia e correttezza nell'applicazione, anche nei sistemi giudiziari più evoluti".

La risoluzione sulla moratoria, come tutti i documenti dell'Assemblea Generale dell'Onu, non ha valore vincolante ma forte peso morale: chiede "la moratoria delle esecuzioni in vista della loro abolizione" e fa appello agli Stati che hanno la pena di morte a "ridurne progressivamente" l'uso e "il numero dei reati per i quali può essere imposta". Con un rinvio ai principi della carta delle Nazioni Unite e "richiamando" la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, la risoluzione chiede al segretario generale Ban Ki-moon di far rapporto sulla sua attuazione alla 63esima Assemblea Generale che si aprirà a New York nel settembre 2008. La la risoluzione passerà ora all'esame della Sessione plenaria delle Nazioni Unite, prevista per dicembre.

Sono 133 i paesi che hanno abolito la pena di morte nelle leggi o nella prassi. Nel 2006, solo 25 paesi hanno eseguito condanne a morte; il 91% delle esecuzioni ha avuto luogo in Cina, Iran, Iraq, Pakistan, Stati Uniti e Sudan. Il numero delle esecuzioni note ad Amnesty International, sempre nel 2006, è sceso a 1591, rispetto alle 2148 registrate nel 2005. [GB]

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