Nella bolgia infernale dei Cie

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È sempre interessante andare a sbirciare nelle statistiche elaborate dalla Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere (Ministero dell’Interno). Nell’aridità dei numeri evidenziati che fanno riferimento ad un fenomeno così drammatico come quello delle immigrazioni, si possono intuire segmenti di umanità sconosciuti perché tenuti lontani, in generale, dalle cosiddette “comunicazioni ufficiali”. Sul tema, particolarmente delicato, della immigrazione irregolare, è noto, conviene andare sempre con i piedi di piombo per non urtare le “sensibilità” di alcune parti politiche, tanto più che il Governo sembra essere in equilibrio… perennemente instabile. La disinformazione, poi, e le approssimazioni (quasi sempre dolose ma anche per ignoranza del fenomeno), di fatti, eventi e circostanze, per esempio, sugli arrivi dei migranti via mare, contribuiscono a rendere il fenomeno in questione sempre più generatore di ansie e paure per il cittadino comune.

È l’obiettivo, d’altronde, di ben noti personaggi pubblici tendenzialmente razzisti. Qualche giorno fa Maroni ( l’ex ministro dell’Interno che si attribuiva meriti, non suoi, nella cattura di mafiosi e nei sequestri di beni), attuale presidente della Regione Lombardia, in un’intervista al Corriere della Sera, “temeva” che potessero riprendere gli sbarchi di migranti a Lampedusa. In realtà, nell’isola, gli sbarchi non sono mai cessati, neanche in questo scorcio di anno, se si pensa che su 4.250 stranieri approdati sulle coste italiane, alla data del 25 maggio u.s., ben 2.224 erano giunti proprio a Lampedusa. Ma tant’è! Maroni non perde occasione per ricordarci della sua provenienza politica. Anche sui famigerati CIE, dopo le ripetute e circostanziate denunce sulle pessime gestioni fatte da vari organismi non governativi (Medu nel 2012, Msf nel 2004 e 2010), commissioni ministeriali (De Mistura nel 2007, Ruperto nel 2013) e da una commissione senatoriale nel 2012, si rilevano ancora situazioni precarie con un continuo via vai di stranieri delle più diverse nazionalità e nelle condizioni personali più disparate. Si rifletta, ad esempio, che nel corrente anno, alla data del 25 maggio, sono “transitati”, nei nove Cie attualmente disponibili (alcuni con una capacità ricettiva ridotta, altri temporaneamente chiusi per lavori di ristrutturazione dopo i danneggiamenti arrecati in occasione di rivolte), 2.233 stranieri, di cui quasi la metà (1.084), in prevalenza uomini, rimpatriati e 160 allontanatisi arbitrariamente. Nei confronti di 300 persone (240 uomini e 60 donne), poi, i giudici di pace competenti per territorio non hanno ritenuto di convalidare il provvedimento di trattenimento emesso dai questori. Per altri 133, invece, scaduto il termine massimo di permanenza (può arrivare fino ad un massimo di 18 mesi), senza che vi sia stata la possibilità di identificazione, sono stati dimessi dal centro che li “ospitava”. Dimissione che è avvenuta anche per “altri motivi” (donne in stato di gravidanza, accoglimento del ricorso contro il provvedimento di trattenimento, grave stato di salute) nei confronti di 458 persone (396 uomini e 62 donne). Soltanto per 61 stranieri “trattenuti” è stato riconosciuto il diritto alla protezione internazionale mentre per 37 stranieri ( di cui due donne), sono scattate le manette dopo la commissione di delitti.

Continuo ad essere tra quelli che sono contrari a questa carcerazione preventiva di persone che non hanno commesso alcun delitto e credo che, con una attenta riforma legislativa, aggiornando il testo unico sull’immigrazione, abolendo il reato di clandestinità, si possa trovare il sistema di rimodulare le espulsioni per renderle effettive senza “carcerare” nessuno, rispettando di più le persone che fuggono dai loro paesi in cerca di un mondo migliore dove vivere.

Piero Innocenti

Fonte: Libera Informazione

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