Liberia: nuovi appelli per assicurare aiuti umanitari

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La situazione rimane complessa nello stato africano dopo gli Accordi di pace di Accra siglati il mese scorso. Solo la zona di Monrovia è pacificata grazie all'intervento del contingente di peacekeeping dell'Ecomil (forza di pace dell'Africa Occidentale). Le truppe dell'Ecomil, 3500 unità, si sono ora dirette verso la città di Kakata a 50 km a nord di Monrovia ma sono incessanti le notizie di scontri e violenze in tutto il restante territorio liberiano. Da più parti si richiede l'intervento delle forze statunitensi, tremila uomini al largo delle coste liberiane, ma per il momento non sembra in vista un loro intervento diretto.

Le organizzazioni non governative non hanno dimenticato quest'area di crisi. MSF ha pubblicato sul proprio sito un'approfondimento sulla Liberia, per mantenere costantemente informati sulla situazione e dimostrare la propria solidarietà con i popolo liberiano.

Save the Children, organizzazione internazionale per la difesa e la promozione dei diritti dei bambini, si appella invece alla comunità internazionale affinché si rendano possibili e sicuri gli approvvigionamenti di aiuti umanitari sul territorio. L'organizzazione che è presente con uno staff di 63 persone a Monrovia, denuncia una situazione drammatica. Solo il 32% dei liberiani ha accesso all'acqua potabile e meno del 30% della popolazione ha a disposizione strutture sanitarie. Intanto dilagano colera e malattie infettive che mietono centinaia di vittime. I bambini, sottolinea Save the children, sono tra i soggetti più a rischio per le infezioni intestinali e respiratorie a causa della malnutrizione e delle disastrose condizioni igieniche.

Da quattordici anni la Liberia è vittima di una sanguinosa guerra civile che ha constato 250.000 morti; con l'esilio dell'ex Presidente Charles Taylor avvenuto alcune settimana fa e la formazione di un nuovo governo di transizione nel prossimo ottobre si intravede però la speranza di concludere questo periodo oscuro della storia liberiana. [DS]

Fonti: Medici senza Frontiere, Save the Children, Allafrica, Warnews.

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