Dare un volto (e un voto) agli invisibili

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I malati mentali, le prostitute nigeriane sui marciapiedi di Caserta, i magrebini che raccolgono pomodori nella campagna calabra, i mendicanti resi storpi per impietosire la gente agli angoli delle strade, i profughi afghani che vivono nelle baraccopoli, gli homeless che trovano riparo nelle stazioni. Chi sono gli invisibili? Tutti coloro che vivono ai margini di una società che li sfrutta senza riconoscerne la dignità di essere umani. “La morte di due clochard in un sottopasso di Roma, mentre sopra, a via Veneto, ci sono i tavolini per i brindisi e le feste - aveva detto all’agenzia Sir, il 29 gennaio scorso, mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma - è un fatto emblematico. Chi sta sopra non si rende conto di cosa succede sotto”. Ecco chi sono gli invisibili, quelli di cui non ti accorgi, quelli a cui passi vicino, ma non li vedi, quelli che ti sfiorano ma tu non li senti. Non è solo una questione di vicinanza fisica, il più delle volte è l’accettazione passiva di uno stato di fatto, perché tanto non ci riguarda, è altro da noi. In Italia ci sono 50mila senzatetto, di cui 5-6.000 solo a Roma; dormono nei cartoni, sono per lo più immigrati, molti hanno problemi di droga o di alcol. È l’Istat che ci restituisce la fotografia di un mondo di emarginati, il cui 58,5 per cento vive al Nord.

Venticinquemila sono le persone con sindrome di down, un’altra categoria dimenticata, tanto che l’Aipd (Associazione Italiana Persone Down) e l’Asl Roma E hanno dovuto lanciare la campagna di sensibilizzazione “Il mio voto conta” per ricordare che anche le persone con disabilità hanno diritto a partecipare alla vita politica, ma molte rinunciano per mancanza di informazione, consapevolezza ed educazione al voto. Per fortuna, da qualche tempo a dar loro man forte c’è il blog invisibili del corriere.it. Ma molto resta da fare per portare allo scoperto tante situazioni. Ci sono i rifugiati arrivati a seguito dei conflitti nel nord Africa. A fine febbraio l’emergenza sarà considerata conclusa, lo Stato non erogherà più nessun contributo agli enti che finora hanno offerto accoglienza. Vogliamo parlare dei ragazzi di strada? Sono tra i 100 e i 150 milioni nel mondo; la punta dell’iceberg sono i figli delle nostre badanti, quelli che rimangono da soli perché la loro mamma parte in cerca di fortuna. Ma anche le periferie di casa nostra sono piene di minori diventati adulti troppo in fretta. Chi ne parla? Chi racconta le loro storie? Chi comprende i loro drammi? Rendere visibili gli invisibili è una bella sfida. Ma nessuno può chiamarsi fuori. I giornalisti in primis. Ieri solo con la penna, oggi con le foto, con i filmati. La tecnologia a supporto della denuncia.

“Invisibili” ad alta definizione è il titolo del laboratorio di giornalismo sociale che partirà oggi, il 16 febbraio, alle 16, a villa Settembrini (via Carducci 30) di Mestre, organizzato dal centro culturale “Kolbe” - scuola di giornalismo “A. Chiodi”. Apre Francesco Cavalli, fondatore del Premio giornalistico “I. Alpi”; i sabati successivi, ci saranno i reporter Davide De Michelis, Alessandro Rocca, Stefano Schirato, Nino Leto, Diego Zanetti e Alessandro Tosatto, i giornalisti Riccardo Iacona ed Emiliano Bos e il regista cinematografico Daniele Vicari. Toccherà a loro raccontare i “lebbrosi” del mondo dei media. Un laboratorio dedicato a chi non vuole girarsi dall’altra parte.

Ufficio stampa centro KOLBE

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