Colombia: applausi a Cali per i 60mila della marcia indigena

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Sono stati accolti tra applausi i 60mila indigeni della "Marcha" che da Santander de Quilichao sono giunti a Cali percorrendo per 100 km la strada "Panamericana" chiedendo la difesa del diritti alla vita, alla giustizia e all'autodeterminazione. "Il corteo ha impiegato un'ora e mezzo per completare il suo dispiegamento nel centro urbano; tutto si è svolto in maniera pacifica, senza incidenti, con l'apprezzamento delle autorità locali e la solidarietà dei cittadini" - riporta l'agenzia Misna.

Innalzando cartelli con slogan contro la 'politica di sicurezza democratica' del governo del presidente Alvaro Uribe, accusata di aver coinvolto sempre più la popolazione civile nel conflitto interno, e contro il Trattato di libero commercio con gli Stati Uniti che minaccia di assestare un duro colpo soprattutto ai piccoli e medi produttori colombiani, decine di migliaia di indigeni hanno fatto il loro ingresso a Cali, meta finale della "marcia per la vita, la giustizia, l'allegria, l'autonomia e la libertà di movimento" - riporta l'agenzia Selvas.

Promossa dall'Organizzazione nazionale indigena della Colombia (Onic) la manifestazione chiede innanzitutto che cessino i sequestri e gli sfollamenti forzati di civili per mano dei gruppi armati "e ogni espressione di violenza, sfruttamento e morte, da qualsiasi parte provengano". Ma denuncia anche gli attacchi militari dei gruppi illegali e delle Forze Armate Colombiane, la politica di "sicurezza" del presidente Uribe, le politiche in favore delle multinazionali come l'Alca (Trattato di libero commercio delle Americhe) con gli Stati Uniti e le concessioni petrolifere.

"La guerra, la morte, i bisogni, l'emarginazione, la fame, la disoccupazione, l'esclusione, il razzismo e i vari problemi in Colombia e nel mondo non riguardano solo i popoli indigeni, ma toccano tutti. Non lasciamoci confondere, ci stanno togliendo tutto, anche la stessa vita. Per questo motivo e attraverso l'Assemblea Permanente, massima espressione di Resistenza Ancestrale, noi popoli indigeni del dipartimento del Cauca abbiamo dichiarato lo stato di massima allerta e dichiariamo la lotta ad ogni espressione di violenza, saccheggio, sfruttamento e morte da qualunque parte provenga" - si legge nel comunicato. Secondo l'Onic, 90 indigeni sono stati assassinati dall'inizio dell'anno, contrariamente alle cifre governative che parlano di 61 omicidi nel primo semestre 2004.

Ai nativi, per lo più appartenenti alle etnie Paez e Guambiano del dipartimento del Cauca, si sono uniti durante la "Minga" (allerta, in lingua autoctona) anche contadini, afrodiscendenti, organizzazioni della società civile, sindacalisti, ambientalisti, organizzazioni di donne, giovani e studenti. L'eco dell'evento di Cali è risuonato anche in altri città del Paese, tra cui la stessa captale Bogotá, Riohacha, Barranquilla e Sincelejo, dove indigeni di altre etnie sono scesi in piazza in segno di fratellanza con i nativi del Cauca.

Si calcola che negli ultimi dieci anni circa 15.000 indigeni colombiani siano stati costretti ad abbandonare le proprie terre per la violenza dei gruppi armati. Secondo dati dell'Alto Commissariato Onu per i diritti umani, solo nel 2003 oltre un centinaio di dirigenti autoctoni colombiani sono stati assassinati. [GB]

Altre fonti: Associazione per i popoli minacciati.

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