Brasile: schiavitù alla luce del sole

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Tre ispettori del lavoro e il loro autista sono stati uccisi il 28 gennaio scorso mentre indagavano su casi di lavoro in regime di schiavitu' nello stato del Minas Gerais in Brasile. Questo è il primo caso omicidio di ispettori del governo tuttavia nel 2003 molti giudici locali, membri di Organizzazioni non governative come ad esempio la "Commissione Pastorale per la Terra" (Cpt) della Chiesa cattolica, hanno subito gravi intimidazioni per aver sollevato il problema del "trabalho esclavo".

In Amazzonia migliaia di uomini vengono adescati per fornire manodopera e si ritrovano risucchiati nel circolo della schiavitù che diviene poi un vero e proprio circolo vizioso, senza via d'uscita. Poveri e ingenui contadini, allettati dalle promesse offerte dai reclutatori di manodopera (lavoro fisso con una buona paga) accettano e con una stretta di mano suggellano l'accordo, che decreta la loro rovina. Una volta raggiunto il luogo di lavoro, solitamente molto distante, viene loro richiesto denaro per pagare il trasporto, la sistemazione il cibo e gli attrezzi da lavoro e sotto controllo armato sono quindi impossibilitati a lasciare il lavoro.

L'organizzazione internazionale Anti-slavery ricorda che dal marzo scorso, quando il Presidente Luiz Inacio Lula da Silva annunciò nuove severe misure per contrastare la schiavitu' minacce di morte sono giunte ad attivisti e funzionari che operano nelle zone dell'Amazzonia e tramite il direttore Mary Cunneen chiede al Governo "di assicurare protezione agli ispettori del lavoro e di non interrompere il progetto di vigilanza e indagine contro la schiavitu' e gli abusi nei confronti dei braccianti".

Ugualmente grave è il fenomeno del reclutamento di fattorini della droga, chiamati in Brasile "aviaozinho" (aeroplanini), che i narcotrafficanti usano per distribuire marijuana, cocaina e crack. Quasi tutti ragazzini tra i dieci e i sedici anni delle favelas. Il fenomeno è denunciato nell'ultimo rapporto stilato dalle Nazioni Unite sotto la guida dell'italiano Giovanni Quaglia, responsabile dell'ufficio antidroga dell'Onu per il Brasile e il Cono Sud. Tra i responsabili per la crescita del narcotraffico il rapporto indica anche il sistema bancario brasiliano, considerato "molto attraente" per il riciclaggio e il lavaggio del denaro illegale. [RB]

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