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Verso le Regionali: donne in politica, l'Italia come la Cina
Donna
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A venti giorni dal voto per il rinnovo dei Consigli Regionali, ieri in occasione della Giornata internazionale della donna, la campagna Sbilanciamoci! ha presentato una prima analisi delle politiche di genere, sulle pari opportunità e sulla rappresentanza delle donne un politica (testo in .pdf).
Per quanto riguarda la partecipazione alla vita politica, la Toscana è in testa per rappresentanza delle donne nel Consiglio Regionale con oltre un quarto dei consiglieri donne, seguita a distanza dalle Marche e Trentino-Alto Adige (il 17% del totale) mentre il fanalino di coda è la Puglia, con solo 2,9% di donne nel Consiglio Regionale. Più in generale le regioni del Centro-Nord ottengono risultati migliori rispetto a quelle del Mezzogiorno, collocandosi sopra il 10%, ad eccezione di Liguria e Friuli (7,5% e 5,1% rispettivamente).
Nel complesso in Italia nelle istituzioni regionali la quota di donne è pari al 12,1%, con una presenza femminile nelle giunte del 17,2% e nei Consigli del 10,9%. Scendendo a livello locale, la presenza femminile nelle amministrazioni provinciali in Italia è pari a circa il 14%, "un dato largamente insoddisfacente" - sostiene Sbilanciamoci!. Anche a livello comunale il quadro della rappresentanza femminile non è migliore: solo 10 sindaci su 100 sono donne, così come 18 assessori e consiglieri comunali su 100.
E la situazione non migliora passando alla rappresentanza in Parlamento: con una presenza del 21,3% alla Camera e del 18,3% al Senato, l’Italia si colloca al 55° posto nella graduatoria mondiale insieme con la Cina.
"Il principio di eguaglianza tra sessi, già sancito nel "Codice delle pari opportunità tra uomo e donna", è diventato legge dello Stato nel 2006. Tuttavia l’emancipazione concreta e non ideologica del genere femminile, e la garanzia di una sua maggiore autonomia, restano nel nostro paese utopie ancora troppo lontane" - afferma Sbilanciamoci!.
Anche per quanto riguarda la partecipazione al mercato del lavoro - che manifesta il livello di partecipazione alla vita economica del paese - la differenza fra il tasso di attività maschile e femminile a livello regionale mostra un’elevata variabilità, collocandosi su livelli che oscillano dal 15,1% della Valle d’Aosta al 34,4% della Puglia. Dai dati emerge netta la divisione fra il Nord e il Mezzogiorno del Paese, con divari molto elevati nelle regioni meridionali e attenuati nel Centro Nord: le regioni più virtuose sono Valle d’Aosta, Emilia-Romagna, Umbria e Piemonte, dove le differenze in termini percentuali non superano il 15,5% mentre le performance peggiori le troviamo in Puglia, Sicilia e Campania, con percentuali sopra il 30%.
"In queste regioni non solo questo dato è particolarmente preoccupante, ma anche altri indicatori del mercato del lavoro si collocano su livelli altrettanto drammatici sia per i maschi che per le femmine, come il tasso di disoccupazione, che per le donne si attesta al 15,7% nel Mezzogiorno contro una media Italia 8,5%, oppure il tasso di disoccupazione giovanile pari, sempre per le donne, al 39,3% nel Sud contro il dato nazionale del 24,7%" - spiega la campagna.
Analizzando i dati sulla condizione familiare delle donne occupate è facile rendersi conto di come l’influenza del contesto familiare sulla partecipazione femminile al mercato del lavoro sia evidente in tutte le aree geografiche del Paese: "Non solo esiste un forte condizionamento culturale, ma anche una carenza di quei servizi essenziali, come gli asili nido, che permettano alla donna di alleggerirsi del carico di lavoro familiare che spesso entra in conflitto con il lavoro retribuito" - sostiene Sbilanciamoci!. "Questo ed altri indicatori ci fanno capire come nel nostro Paese esista un forte attrito tra la decisione di lavorare e le responsabilità familiari, problema aggravato dal fatto che le donne in Italia possono difficilmente contare sulle strutture pubbliche per affrontare questo conflitto".
In definitiva - ed è questo il messaggio che la campagna Sbilanciamoci! lancia alle coalizioni che si candidano alle prossime elezioni regionali - "per portare l'Italia al livello di altri paesi europei c'è molto da fare anche nelle regioni italiane". "Si tratta di soldi da investire, ma anche di servizi da creare, di politiche da realizzare per arrivare ad un'effettiva eguaglianza tra i sessi e per promuovere una situazione di effettive pari opportunità che permettano lo sviluppo dei diritti di cittadinanza per tutte e tutti". [GB]