Iraq: protezione delle donne, rapporto e richieste

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Le donne e le ragazze in Iraq vivono nella costante paura di subire violenza. L'attuale mancanza di sicurezza ha spinto molte di esse a ritirarsi dalla vita pubblica e costituisce un grande ostacolo all'avanzamento dei loro diritti. Dalla guerra del 2003, i gruppi armati hanno preso di mira e assassinato diverse esponenti politiche e attiviste per i diritti umani. Questa situazione viene descritta bene in un rapporto di Amnesty International intitolato "Iraq: dopo decenni di sofferenza, ora le donne meritano un destino migliore". Il rapporto mette in evidenza come le donne vengano colpite proprio in quanto donne e quale sia stata la loro sofferenza durante decenni di repressione governativa e di conflitto armato. Le autorità irachene dovranno prendere misure efficaci per proteggere le donne e cambiare le leggi discriminatorie che facilitano la violenza ai loro danni.

"Le autorità irachene devono introdurre misure concrete per proteggere le donne e dire in modo chiaro e tondo che la violenza contro le donne non sarà tollerata, che indagheranno su ogni denuncia di violenza e porteranno di fronte alla giustizia chiunque si sia reso responsabile di questi abusi, a prescindere dalla sua affiliazione politica" - ha dichiarato Cecilia Nava, vicepresidente della Sezione Italiana di Amnesty International.

Tre guerre e oltre un decennio di sanzioni economiche hanno avuto effetti disastrosi sulle donne irachene. Sotto il governo di Saddam Hussein, esse venivano sottoposte a stupro e ad altre forme di violenza sessuale o colpite in quanto attiviste politiche, parenti di attivisti o appartenenti a determinati gruppi etnici o religiosi. Il rapporto di Amnesty International illustra come la discriminazione di genere di cui è permeata la legislazione irachena contribuisca al perpetuarsi della violenza contro le donne. Molte di esse rischiano di essere ferite o assassinate dai propri parenti maschi se ritenute portatrici di un comportamento lesivo dell'onore della famiglia. Alcune donne irachene sono state prese in ostaggio da gruppi armati che hanno avanzato richieste politiche, così come alcune donne di cittadinanza non irachena sono state catturate da gruppi che chiedono il ritiro delle truppe straniere dall'Iraq.

Per questo Amnesty International chiede alla forza multinazionale a guida Usa di migliorare la tutela delle donne detenute e di svolgere tempestive indagini sulle denunce di violenza contro le donne, compresi gli abusi sessuali compiuti dai soldati o da altro personale della forza multinazionale. Le organizzazioni irachene per i diritti delle donne chiedono da tempo l'adozione di provvedimenti per porre fine alla violenza e alla discriminazione. Negli ultimi anni sono sorti numerosi gruppi e organismi non governativi per i diritti delle donne. Ciò nonostante, le attiviste per i diritti umani si trovano spesso a fronteggiare minacce e attacchi provenienti dalle stesse famiglie delle donne che difendono.

Amnesty auspica che le donne siano al centro del processo decisionale iracheno, soprattutto sui temi che le riguardano direttamente. L'organizzazione per i diritti umani chiede che le donne siano rappresentate a ogni livello per garantire al meglio la loro protezione. Di fatto la costituzione provvisoria irachena adottata nel marzo 2004 imponeva che le donne dovessero rappresentare almeno il 25% dei 275 deputati dell'Assemblea Nazionale. Ora, "i risultati definitivi danno il 31% dei seggi del Parlamento a delle donne, un risultato importante poiché si sa che esse hanno dovuto lottare per ottenere un quarto dei seggi", riporta La Libre Belgique, che indica che 46 donne fanno parte dei 140 eletti della lista sciita patrocinata dall'Ayatollah Ali Al Sistani, che è uscita vittoriosa. La proporzione è sensibilmente la stessa anche nel campo kurdo, con 27 seggi sui 75 ottenuti; 15 donne, infine, della lista del primo ministro uscente Allawi, sono state elette.

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