Cipsi/Chiama l'Africa: campagna per il Nobel della Pace 2010 alle donne africane

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"Lanciamo una campagna per assegnare nel 2010 il Premio Nobel per la pace alle donne africane per riconoscere e valorizzare il ruolo delle donne in Africa". E' la proposta di Chiama l'Africa e del Cipsi che con AINRaM, Comunità Internazionale di Capodarco e altre organizzazioni hanno promosso ieri a Roma alla Sala delle Colonne della Camera dei Deputati la conferenza internazionale "La cooperazione con l’Africa in un contesto di crisi economico-finanziaria". La proposta - spiegano i promotori - è nata in Senegal a Dakar durante l’Assemblea internazionale per un "nuovo patto di solidarietà tra Europa e Africa" che le due associazioni hanno tenuto lo scorso dicembre per valorizzare il contributo delle donne africane spesso emarginate ma che costituiscono l’elemento portante della vita della comunità.

"Non si tratta di una campagna per l'attribuzione del Nobel a una singola persona o a un’associazione, ma di una sorta di Nobel collettivo" - sottolineano le associazioni che hanno predisposto il sito www.noppaw.org ('Nobel Peace Prize for African Women') che presto diventerà multilingue, in cui raccontare i passi della campagna e, nello stesso tempo, presentare storie di donne organizzate in Africa. Pur trattandosi di "una proposta atipica" è necessaria per "far conoscere il protagonismo delle donne africane e per privilegiare nei rapporti di cooperazione proprio le donne e le loro organizzazioni" - evidenzia il manifesto della campagna.

"Le donne sono protagoniste e trainanti sia nei settori della vita quotidiana che nell'attività politica e sociale" - sottolinea il manifesto delle associazioni. "Sono le donne in Africa che reggono l'economia familiare nello svolgimento di quell'attività, soprattutto di economia informale, che permette che ogni giorno, anche in situazioni di emergenza, il riprodursi del miracolo della sopravvivenza. Le donne da decenni sono protagoniste nel microcredito e nella microfinanza: dalle storiche tontine dell'Africa occidentale, fino alle forme più elaborate di microcredito in tutte le parti del continente: microcredito che ha permesso la nascita e la crescita di migliaia di piccole imprese".

Le donne africane inoltre "stanno svolgendo un ruolo sempre crescente nella definizione e nella ricerca di forme autoctone di sviluppo economico e sociale, attraverso l'organizzazione capillare delle attività economiche e sociali nel villaggio. Le donne in Africa offrono un contributo crescente nella difesa della salute, soprattutto contro il morbo dell'HIV e della malaria: "Sono loro che svolgono spesso formazione sanitaria nei villaggi e sono gruppi organizzate di donne che stanno impegnandosi contro gli impedimenti anche tradizionali come l'infibulazione e la mutilazione genitale" - evidenziano le associazioni. "Sono le donne africane, infine, che riescono a organizzarsi per lottare per la pace, e a mantenere la vita anche nelle situazioni più tragiche, in un impegno politico spesso capillare e non riconosciuto. E ciò molto spesso con il rischio di subire violenza e sopraffazione".

La campagna sta definendo il manifesto-appello e sta contattando alcune personalità che hanno ruolo internazionale riconosciuto come ledonne africane Graca Machel, Ellen Johnson Sirleaf, presidente della Liberia, Aminata Traorè e Wangari Maathai, premio Nobel per la pace, e con altre personalità di statura internazionale non solo africane. Dal lancio dell'appello - ai primi di aprile - fino a settembre 2009 la campagna prenderà quindi contatti a livello internazionale per creare un comitato internazionale e vari comitati nazionali, in Africa e negli altri continenti e successivamente intende diffondersi attraverso iniziative sui territori per raccogliere firme all'appello con convegni, iniziative di movimento, incontri organizzati con donne africane, proposte di viaggi in Africa per incontrare realtà di donne organizzate. L'obiettivo è quello di raggiungere almeno 2 milioni di firme da inviare al comitato che attribuisce il Nobel. [GB]

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