Lavoro? Roba da matti

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Tranquilli, non si tratta del solito articolo pronto a scagliarsi contro l’ennesima proposta, accompagnata dall’ennesimo slogan di Matteo Renzi. Non sappiamo se questa sarà la volta buona, ma guardandoci in giro vediamo che, per fortuna, nel terzo settore il buono c’è, e in abbondanza. I matti di cui ci occupiamo oggi sono persone reali, che grazie ad una innovativa esperienza cominciata a Torino due anni fa e denominata “Matti a Cottimohanno avuto la possibilità di confrontarsi con il mondo del lavoro.

Il tutto era partito infatti nel 2012 quando durante l’incontro annuale dell’orgoglio dei folli – in inglese mad pride, nome scelto dal collettivo che lo organizza e che patrocina l’iniziativa – erano state annunciate le prime assunzioni in alcune aziende private di individui con problemi mentali. Da allora l’attività è cresciuta notevolmente e ad oggi sono oltre quaranta i collocati a termine; le richieste stanno talmente aumentando che a breve nascerà anche una cooperativa dedicata al “mad placement”.

Ma il collettivo non si è limitato a questo, scegliendo di puntare forte sul web ed in particolare su un sito www.mattiacottimo.net/mad , il quale, per bocca di Luca Atzori, responsabile del progetto e tra i fondatori del collettivo Mad Pride, si configurerà a partire da novembre come un vero e proprio sportello di collocamento on-line, simpaticamente ribattezzato il Linkedin dei matti.

In realtà, la volontà è quella di aprire le possibilità di iscrizione a chiunque, matti e non, perché il momento storico è talmente particolare da rendere folle anche chi non ha patologie conclamate “il compito di una cooperativa sociale è occuparsi della gente” ha spiegato Atzori, non senza una nota di amara e consapevole ironia  “perciò fermo restando la nostra volontà di seguire particolarmente gli utenti psichiatrici abbiamo deciso che il nostro sito sarà aperto a chiunque. Ci sembrava giusto.” Il lavoro continua a grandi passi ed entro poche settimane si attende l’iscrizione ufficiale del progetto presso il registro regionale delle cooperative.

Semplicissime sono le modalità di accesso al servizio, in quanto per usufruire delle possibilità lavorative è sufficiente compilare un modulo con i propri dati sensibili, le proprio qualifiche di studio e lavoro e le proprie esperienze. Lo scopo è quello di implementare un database dal quale attingere in caso di richiesta da parte di varie aziende che, per inciso, subito si sono dette molte interessate ed hanno cominciato ad aderire.

Il format è vincente e ha restituito i primi contratti a termine, in attesa di ulteriori sviluppi. Qualcuno lo dica a Renzi, in Italia il lavoro è roba da matti, o meglio #robadamatti.

Capito, Presidente?

Fabio Pizzi

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