Italia: la Camera approva l'accessibilità del web

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La Camera ha approvato con l'appoggio di maggioranza e opposizione il 18 ottobre scorso la legge sull'accessibilità delle risorse web.Si tratta di una legge nata da un testo che ha messo insieme le istanze contenute in numerose proposte legislative. Visti gli ampi consensi in molti sperano che al Senato, dove ora la legge verrà ora esaminata, i tempi di approvazione definitiva possano essere rapidi.

Sebbene enunciato più per principi che per soluzioni pratiche, l'abbattimento delle barriere digitali riguarda sulla carta tre milioni di disabili o, più correttamente, chi di loro ha la possibilità di accedere a strumenti che consentano di connettersi ad internet e navigare con tecnologie assistive.

Tra gli elementi centrali del dispositivo l'obbligo per la pubblica amministrazione di garantire l'accessibilità dei propri siti. Escluso invece qualsiasi obbligo in questo senso per i privati che, però, se avranno siti accessibili potranno richiedere al Ministero dell'Innovazione il rilascio di un bollino blu da esporre sulle proprie pagine. E' una svolta che permette ai "diversamente abili" una possiblità di abbattere le barriere di accesso al mondo dell'informazione e della comunicazione.

Ma come si distingue un sito accessibile?

Un sito è accessibile quando risponde alle esigenza di chi ha una disabilità fisica che rende necessario l'uso di tecnologie assistive, sia da coloro che hanno difficoltà ad accedere al web a causa di limitazioni tecniche (un computer meno recente, l'uso di strumenti diversi dal PC, una connessione lenta) o di scarsa dimestichezza con internet. E' quindi un sito al quale si può accedere agevolmente con sintetizzatori vocali, ingranditori, strumenti braille, dispositivi diversi da tastiere e mouse, ma che risponde anche alle esigenze dei cosiddetti "disabili tecnologici", ovvero tutte quelle persone che in un dato momento della vita per diversi fattori sociali, economici, fisici, di età non riescono a utilizzare Internet con facilità.

L'indagine Global E-Government 2002, realizzata da Darrel M. West della Brown University (USA) su un campione di 198 paesi e 1200 siti, mostra che se nel 2001 solo il 2% dei siti della PA erano accessibili, nel 2002 tale cifra è balzata al 33%, a conferma del fermento intorno al tema della democratizzazione del web. Lo studio mostra la distanza esistente, ad esempio, tra l'approccio ancora tiepido di Paesi come la Russia (4% dei siti della PA è accessibile) e, purtroppo, l'Italia, (8%), rispetto a percentuali più significative di nazioni come USA (34%), Australia (29%), Gran Bretagna (65%), Francia e Germania (37%). [RB]

Altre Fonti: Brown University, bazzman.com.

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