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Richieste mondiali su Kappa, Nike e Adidas
Diritti economici, sociali e culturali
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Iniziano i mondiali di calcio 2002 e la società civile internazionale ne mette in luce gli aspetti nascosti. In queste settimane la Rete di Lilliput ha lanciato una campagna di pressione sull'azienda Robe di Kappa, che è sponsor della nazionale italiana di calcio, affinchè chiuda ogni commercio con la Birmania, una delle peggiori dittature militari del mondo, sottoposta a sanzioni internazionali. Sindacati e opposizione birmani chiedono che Robe di Kappa abbandoni il paese come già hanno fatto Triumph e Fila, in quanto avvantaggia il regime militare. A questa pressione si aggiunge la campagna "Un altro mondiale è possibile", sottofirmata dal giocatore Damiano Tommasi già sostenitore dei palloni Trans Fair: si tratta di una raccolta di firme per chiedere alla FIFA di mantenere la promessa di imporre ai produttori di articoli sportivi delle regole per ridurre il lavoro minorile nel mondo che coinvolge, secondo gli ultimi dati, 246 milioni di bambini tra i 5 ed i 14 anni. Intanto Nike e Adidas si spartiscono oltre il 50% del mercato di articoli sportivi e ai mondiali saranno presenti sia sui palloni che ai piedi dei grandi campioni. Dopo le denunce internazionali del 1996 a Nike e a Adidas nel 1998 molte indagini sono continuate anche ai livelli governativi. Secondo l'ultimo rapporto di Oxfam sulle condizioni di lavoro nelle fabbriche in subappalto che producono per Nike e Adidas "sono leggermente migliorate, ma rimangono maltrattamenti e insulti nei confronti delle operaie. Nell'ultimo numero in edicola, Carta affronta i retroscena del mondiale raccontando lo stress del Giappone e gli sgomberi forzati di interi quartieri in Corea del sud per fare gli stadi.
Pubblicato il: 31.05.2002
" Fonte: » Mani Tese, Retelilliput, Carta, Centro Nuovo Modello di Sviluppo; " Campagna: » Otromundial, Un'altro mondiale, In Birmania la dittatura non è un gioco;