Friuli V. Giulia: cancellato il limite di residenza per l’accesso al welfare regionale

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Nei giorni scorsi, il Consiglio Regionale Friuli Venezia Giulia in sede di assestamento del bilancio 2010 e del bilancio pluriennale 2010-2012, ha accolto l’articolo 9 (Protezione sociale), insieme a diversi emendamenti. Il primo, presentato dalla Giunta, sostituisce integralmente l’articolo della legge sul "Sistema integrato di interventi e servizi per la promozione e la tutela dei diritti di cittadinanza sociale" (in .pdf) che stabiliva che il diritto all’accesso ai servizi del sistema integrato l’avevano i cittadini comunitari residenti in regione da almeno 36 mesi.

La norma in questione era stata impugnata a marzo scorso da parte dello stesso Governo “amico” davanti alla Corte Costituzionale per farne dichiarare l’illegittimità costituzionale dell’art. 4 della legge della Regione Friuli Venezia Giulia n. 6 del 2006, recante «Sistema integrato di interventi e servizi per la promozione e la tutela dei diritti di cittadinanza sociale», così come risultante dalla modifica apportata dalla legge regionale finanziaria del 2010.

Secondo il Governo nazionale la disposizione nella nuova formulazione appariva in contrasto con gli artt. 2, 3, 38 e 97 della Costituzione, poiché, disponendo che “Hanno diritto ad accedere agli interventi e ai servizi del sistema integrato tutti i cittadini comunitari residenti in regione da almeno trentasei mesi”, aveva introdotto una ingiustificata discriminazione escludendo intere categorie di cittadini – siano essi extracomunitari ovvero comunitari, anche italiani, ma non residenti ovvero non residenti da almeno trentasei mesi – dal godimento di quelle rilevanti prestazioni sociali che, in quanto volte a rimuovere situazioni di bisogno di precarietà economica, di disagio individuale o sociale, rientrano nella categoria dei diritti inviolabili dell’uomo.

La riscrittura fatta dal Consiglio regionale stabilisce che tale diritto è aperto alle persone residenti in regione, siano esse cittadini italiani, di Paesi membri dell'Unione europea, stranieri titolari della carta di soggiorno o di permesso di soggiorno di durata non inferiore ad un anno, nonché ai minori iscritti nella loro carta di soggiorno o nel loro permesso di soggiorno, oltre che ai titolari di status di rifugiato e di protezione sussidiaria. Hanno diritto di accedere ai servizi anche i minori e le donne straniere in stato di gravidanza e nei sei mesi dopo la nascita del figlio, anche se non in possesso del requisito di residenza. Anche le persone presenti sul territorio regionale che sono in situazioni da esigere interventi non differibili, hanno questo stesso diritto.

“Lo scandalo dell’inconcepibile discriminazione consumata dal centro destra regionale nei confronti di un minore immigrato disabile, togliendo allo stesso le risorse che garantivano l’assistenza e il sostegno scolastico, scelta finita nelle pagine dei giornali locali e nazionali, ha costretto la Giunta Tondo a una retromarcia su tutto il fronte”. - ha commentato Paolo Pupulin, consigliere regionale del PD. “Messa alle strette – continua Populin – la Giunta ha presentato un emendamento – approvato – che assume sostanzialmente i contenuti della nostra proposta, variandone solo le parole. La consideriamo non una nostra vittoria, ma una vittoria della ragione e soprattutto dell’iniziativa straordinaria messa in campo dalle associazioni dei disabili ed in particolare di quella Down. Determinante è stato certamente l’impegno dell’amministrazione comunale di Pordenone, che ha mantenuto una posizione di grande valore e coerenza. Ma soprattutto ripaga la “mamma coraggio” egiziana, che ha sfidato burocrazie ed insensibilità diffuse per difendere il futuro prezioso del proprio figlio. Ha intrapreso una lotta che sembrava impari, perché non accettava una concezione rozza dei rapporti sociali, proprio in un Paese come l’Italia, che aveva scelto per la sua nobile storia dei diritti civili”.

"Finalmente il regime discriminatorio verso gli immigrati sta perdendo i pezzi, ad uno ad uno" - ha commenato Franco Codega, consigliere del Partito Democratico in una nota nella quale evidenzia che "l'emendamento approvato dall'intero Consiglio regionale in sede di assestamento di bilancio, riapre a tutti gli stranieri, comunitari e non comunitari, l'accesso al sistema integrato dei servizi". "Ora però - colude Codega - è necessario un pronto atto di coerenza da parte della Giunta regionale: deve disporre la disapplicazione, fino ad abrogazione da parte del Consiglio regionale, di tutte quelle norme che, nel corso di questi due anni sono state poste e che vanno contro la norma di legge appena istituita e la legislazione comunitaria e nazionale cui il giudice di Udine si richiama". (R.M.)

Fonte: www.immigrazioneoggi.it

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