Dossier/ Il quarto anno del Covid19: alcune conseguenze

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Nel 2023 la pandemia da Covid19 è entrata nel suo quarto anno. Al 3 febbraio 2023 i casi confermati erano 754.018.841, 6.817.478 i decessi segnalati all’Organizzazione Mondiale della sanità, mentre al 31 gennaio 2023 erano state somministrate in totale 13.168.935.724 dosi di vaccino.

Sebbene i dati sanitari collegati al numero di morti o al tasso di ospedalizzazione siano in miglioramento più o meno in tutto il Mondo, le conseguenze sociali ed economiche che la pandemia ha causato sono in molti casi ancora visibili e lo saranno nel tempo. In questo dossier si analizzano alcune delle molteplici conseguenze portate dalla diffusione del virus.

I passi indietro del Global Gender Cap

La vita professionale e finanziaria delle donne di tutto il Mondo è stata colpita in modo sproporzionato dal Covid19. La pandemia ha infatti fatto deragliare i progressi verso la parità di genere sul posto di lavoro. Secondo il Word Economic Forum le tendenze precedenti al 2020 stavano mostrando che il divario di genere globale si stava riducendo e si prevedeva che entro 100 anni sarebbe finito.

La pandemia ha però avuto un impatto negativo sulle donne molto più degli uomini: mentre le donne costituivano circa il 39% della forza lavoro globale, hanno subito il 54% delle perdite di posti di lavoro. Uno studio dell’Università dell’Arkansas sull’impatto della pandemia negli Stati Uniti ha inoltre rilevato che una madre lavoratrice su tre in famiglie con due genitori si prendeva cura in maniera esclusiva dei propri figli, rispetto a un padre lavoratore su dieci.

Mentre la divisione sproporzionata delle responsabilità domestiche e di assistenza all’infanzia esisteva prima della pandemia, con le donne che sostenevano il peso maggiore, spesso a scapito delle loro opportunità di carriera, la pandemia l’ha peggiorata quando le famiglie hanno dovuto occuparsi dell’istruzione domiciliare, dell’assistenza all’infanzia a tempo pieno e di frequenti chiusure e quarantene anche quando le scuole e le strutture per l’infanzia erano aperte.

L’indagine della Harvard Business Review su oltre 2.550 genitori che lavorano ha rilevato che il 20% ha dovuto abbandonare o ridurre l’orario di lavoro perché non aveva accesso all’assistenza all’infanzia. Inoltre, il 33% degli intervistati ha affermato che la decisione su quale genitore avrebbe lasciato o avrebbe lavorato meno ore dipendeva da “chi era più bravo”, non da altri criteri oggettivi in ​​termini di stabilità del lavoro, reddito o ore lavorate. Lo stesso studio ha rilevato che il 26% delle donne che ha smesso di lavorare lo ha fatto perché non aveva assistenza all’infanzia.

A due anni dall’inizio della pandemia, l’analisi del World Economic Forum ha rilevato che il tempo per raggiungere la parità di genere non è più inferiore a 100 anni. Il Global Gender Gap Report 2022 ora prevede che il divario di genere non si colmerà prima di 132 anni e, se non affrontato, l’impatto del Covid19 sulle donne potrebbe ridurre l’economia globale di un trilione di dollari entro il 2030...

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