Dopo l'Argentina, banche chiuse in Uruguay

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Nei giorni di fine luglio in Uruguay le banche hanno chiuso a causa di una crisi finanziaria. Per tutta la giornata i risparmiatori hanno fatto la fila davanti ai bancomat dovendo alla fine rassegnarsi al blocco che in base a quanto annunciato dal governo dovrebbe durare solo ventiquattro ore, ma che secondo alcuni analisti potrebbe protrarsi per più giorni. Per superare la crisi il governo conta sul sostegno del Fondo monetario internazionale: si trovano già a Washington i delegati incaricati di chiedere un anticipo di 600 o 700 milioni di dollari sul miliardo e mezzo di prestito in maggio destinato al Paese dall'Fmi. Proprio l'Fmi e le sue politiche neoliberiste secondo il saggio di due esperti, James Petras e Henry Veltmeyer, sono ritenute alla base del crollo dell'Argentina. Nel documento si afferma che "queste forze politiche e le forze socio-economiche che le hanno messe in pratica sono la causa diretta della disintegrazione del Paese". In questi giorni l'ex presidente argentino Carlos Menem, in corsa per la massima carica dello Stato alle elezioni del marzo prossimo, ha incassato la dichiarazione di Paul O'Neil, segretario del tesoro statunitense, che ha dichiarato che gli USA non hanno intenzione di appoggiare un aiuto economico, avendo il Paese sudamericano ricevuto "fin troppo" e visti i rischi che il denaro "appaia in qualche conto in Svizzera". Nonostante tutto la società civile argentina continua a reagire organizzando momenti di protesta (un'altra giornata sul ponte Pueyrred㳀n) e confrontando opinioni e progetti nel neonato "Forum social tematico de Argentina".
Pubblicato il: 01.08.2002 " Fonte: » IPS news, Rainews 24, 31 febbraio, Misna;
" Approfondimento: » Dossier America Latina;

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