Balcani: come soffocare la libertà di stampa senza fare rumore

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Foto: Pexels.com

La scorsa primavera un gruppo di giornalisti europei, perlopiù corrispondenti esteri di varie testate continentali, ha lanciato la Balkan Free Media Initiative. L’associazione, con sede a Bruxelles, si prefigge di monitorare il deterioramento della libertà d’informazione nei Balcani. Abbiamo intervistato la direttrice, Antoinette Nikolova, a lungo corrispondente per Deutsche Welle e l’Economist, oggi collaboratrice di Euractiv tra Roma e Bruxelles.

Com’è nata l’idea di lanciare la Balkan Free Media Initiative?

Seguendo le varie ondate di proteste o gli eventi più importanti nei Balcani con i colleghi dell’Europa occidentale, ci siamo resi conto che l’area è oggetto di un’attenzione molto effimera. Confrontandoci con i colleghi locali, abbiamo notato che quando accade qualcosa di significativo, per esempio le lunghe proteste dell’anno scorso in Bulgaria, i giornalisti occidentali arrivano nella regione per raccontare l’evento, rendendo giustizia al lavoro di giornalisti locali, attivisti e Ong, poi però succede qualcos’altro nel mondo, i giornalisti ripartono e l’attenzione scema. Così i giornalisti locali si sentono soli. Quindi ci siamo detti: è ora di fondare un’associazione che garantisca ai nostri colleghi nei Balcani un’attenzione costante.

Esistono già, però, media in inglese che coprono in modo sistematico le vicende della regione, come Euractiv o Balkan Insight. Come si differenzia il vostro progetto?

Abbiamo scelto di non replicare il lavoro di altri enti e associazioni che già seguono la cronaca e la dura realtà dei giornalisti nei Balcani, fatta di minacce, attacchi e pressioni. Vogliamo piuttosto studiare i meccanismi invisibili che producono questo tipo di situazioni: quali sono, per esempio, le leggi che permettono all’attore politico di soffocare una testata indipendente? Questi meccanismi, inoltre, sono anche strettamente intrecciati all’interesse geo-strategico di attori come Cina e Russia, intenzionati a penetrare in questa regione.

Come agiscono questi attori per influenzare la stampa locale?

Il rapporto “The Invisible Hand of Media Censorship in the Balkans, The Examples of Bulgaria, Serbia and North Macedonia” verrà presentato  al Press Club di Bruxelles (Rue Froissart 95) martedì 12 ottobre alle 15. Si può assistere all’evento anche online, iscrivendosi a questo link  .

Uno degli esempi più visibili riguarda gli appalti per la costruzione delle infrastrutture di telecomunicazione in Serbia, dove la presenza della Cina è molto forte. Chi costruisce l’hardware, le infrastrutture, ha poi voce in capitolo sull’intero comparto mediatico. Credo che su questo proprio la Serbia sia un caso di speciale interesse, perché lì si scontrano molti interessi geo-strategici divergenti, sono attivi molti player: Cina, Russia, Usa, Unione Europea. Il fatto che Angela Merkel abbia scelto di recarsi nella regione durante uno dei suoi ultimi viaggi all’estero invia un messaggio molto chiaro all’Europa: stiamo attenti ai Balcani occidentali, rischiamo di perderli...

 L'articolo di Simone Benazzo segue su Balcanicaucaso.org

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