Acquedotto pugliese: le dimissioni di Petrella

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La "tirannia dei rapporti di potere" tra i partiti della maggioranza alla Regione Puglia, le "grandi difficoltà obiettive incontrate in ragione dello spappolamento operativo" in cui si trova l'ente. E anche il peso di "un certo personalismo presidenziale". Sono accuse pesanti quelle lanciate da Riccardo Petrella nel presentare le sue dimissioni da presidente dell'Acquedotto pugliese.

Il senso di questo gesto però è chiaro: un dissidio dalle radici profonde, quello con il presidente della regione Niki Vendola, che riguarda innanzitutto la natura giuridica del soggetto al quale affidare la gestione dell'acquedotto: "ripubblicizzare significa dare la gestione dell'acqua ad un soggetto di natura giuridica pubblica" - ha precisato Petrella. Ma alla base dello scontro, che giunge un anno dopo l'acquisizione dell'incarico, c'è anche il rigetto della proposta di creare un fondo sociale garantendo ai cittadini 50 litri di acqua al giorno gratuiti e il mancato distacco del servizio idrico dai mercati di capitale nazionali e internazionali privati.

La risposta di Vendola non si è fatta attendere: "La scelta condivisa è quella della difesa dell'acqua come bene comune e come bene pubblico, il rifiuto di qualunque idea di mercificazione dell'acqua, che non è una merce, è un diritto universale. E su questa base, su questa filosofia, si trattava di riorganizzare un acquedotto che da lungo tempo vive una crisi importante". Ha aggiunto inoltre il presidente pugliese: "Il presidente Petrella ha ritenuto che la partita decisiva fosse quella del superamento della formula giuridica della società per azioni, che per ripubblicizzare l'Acquedotto bisognasse superare la formula della spa. Io ho sempre ritenuto che quello fosse un problema secondario perché una spa di proprietà interamente pubblica non rappresenta una minaccia all'acqua pubblica".

Il nodo di fondo rimane insomma questo: lasciare l'acquedotto pugliese a una società per azioni a capitale interamente pubblico o ritrasformarlo in un ente pubblico come era in origine. Una questione liquidata come ideologica da Nichi Vendola ma ritenuta essenziale da Riccardo Petrella, ritenuto fra i maggiori esperti mondiali sull'acqua. Vendola ha assicurato che con le dimissioni di Petrella non finisce la battaglia per la ripubblicizzazione: "Non ci sarà un processo di riapertura della privatizzazione dell'acquedotto fino a quando - ha affermato - sarò presidente della Regione. Ma credo che avere una Spa di proprietà integralmente pubblica non sia una privatizzazione".

Fonte: La nuova ecologia

Approfondimento di : Alessandro Marescotti

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