Libertà di stampa: Italia sotto accusa, male Usa e Cina

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L'Italia è 42ma e ultima tra i paesi dell'Europa occidentale, peggio del Benin, nel Rapporto annuale di Reporters Sans Frontières sulla libertà di stampa. Tra i motivi la perquisizione nella redazione del Corriere della Sera nello scorso maggio dopo la pubblicazione di un articolo sul ritrovamento delle pistole Beretta in Iraq: un episodio che secondo Rsf "ha dimostrato nuovamente come è forte nel paese la tentazione di violare il segreto delle fonti giornalistiche". Il direttore del "Corriere della Sera" aveva protestato duramente per le perquisizioni e il segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi aveva definito la perquisizione alla redazione del quotidiano "un atto di grave intimidazione nei confronti del diritto-dovere dei giornalisti di fornire le informazioni di cui sono in possesso".

Lo studio di ha monitorato 167 paesi di cinque continenti con 14 associazioni, giornalisti, 130 corrispondenti e militanti di movimenti per i diritti umani, attraverso un questionario di 50 domande. Negli scorsi anni il Rapporto aveva segnalato circa l'Italia la "minaccia al pluralismo" conseguente al "conflitto di interessi del Presidente del Consiglio - che è contemporaneamente capo del Governo e proprietario di un impero di mass-media - e al disegno di legge (Gasparri) di riforma delle trasmissioni radio e Tv" che il rapporto definiva "confezionato a misura degli interessi di Berlusconi".

Dati negativi anche per Francia, 30° posto dovuto ad alcune perquisizioni nelle redazioni e Spagna 40ma a causa delle minacce sistematicamente rivolte ai giornalisti da parte dei militanti dell'Eta. Proprio oggi la Francia ha annunciato che il diritto dei giornalisti a proteggere l'identità delle loro fonti sarà garantito dalla legge: il ministro della Giustizia francese, Pascal Clement, ha spiegato che sarà presentato un emendamento alla legge del 1881 sulla libertà di stampa per provvedere alla protezione, che sarà estesa anche agli informatori e alle altre persone che forniscono informazioni sensibili ai reporter: la nuova legislazione potrà essere sospesa solo in casi "eccezionali". La Francia aveva fatto un pericoloso passo indietro con la cosidetta legge Perben, che secondo l'associazione rappresenta ''una grave minaccia per la privacy delle fonti e per i giornalisti che fanno inchieste, in quanto non rende più necessaria l'autorizzazione del giudice per la perquisizione delle abitazioni dei giornalisti".

Tra i migliori al mondo vi sono paesi dell'Europa settentrionale: Danimarca, Finlandia, Islanda e Irlanda, Olanda e Norvegia. Male invece gli Stati Uniti scivolati al 44esimo posto per l'incarcerazione dell'inviata del New-York Times, Judith Miller, e delle misure giudiziarie in vigore che mettono in pericolo la protezione del segreto delle fonti. Bocciati in Asia la Cina (159ma) e la Corea del Nord - ultima su 167 paesi analizzati. Per le censure sulla stampa e l'arresto di internatuti, Reporters Sans Frontières, nei mesi scorsi ha lanciato una campagna d'informazione e mobilitazione per boicottare i Giochi olimpici in Cina. Male anche Cuba (161ma), mentre vi sono note di merito per diversi paesi poveri come Benin, Mali, Bolivia, Mozambico, Niger e Timor-Est. Si segnalano positivamente anche alcuni stati che hanno conquistato recentemente l'indipendenza come la Slovenia 9a, l'Estonia 11a, la Lettonia 16a, la Lituania 21a e la Namibia 25a, che hanno contraddetto secondo Rsf "le tesi inesatte invocate da alcuni leader autoritari, sullo sviluppo democratico dei loro paesi".

Nei giorni scorsi anche papa Benedetto XVI, nel discorso che ha rivolto al Corpo diplomatico, ha richiamato "gli ostacoli al diritto all'informazione" insieme con la fame e la corsa agli armamenti e le violazioni della libertà religiosa, che avvengono anche in Paesi di "tradizioni culturali plurisecolari", che impediscono e feriscono la pace. [GB]

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