Istat: sono 1,5 milioni i lavoratori stranieri in Italia

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Sono quasi un milione e mezzo gli stranieri inseriti nel mercato del lavoro italiano nel 2006: 1.348.000 sono occupati e 127 mila in cerca di occupazione. Si tratta del 6% dell'offerta complessiva di lavoro. E' quanto emerge dal Rapporto annuale dell'Istat. Tra gli stranieri, il tasso di occupazione risulta piu' elevato che tra gli italiani. Una differenza particolarmente ampia per la componente maschile (14 punti percentuali), mentre per le donne e' piu' contenuta (meno di cinque punti percentuali).

Del resto, circa sei occupati stranieri ogni dieci sono uomini, con un'incidenza analoga a quella registrata nell'occupazione italiana. Gli stranieri svolgono soprattutto professioni a bassa specializzazione: quasi tre su quattro sono operai o fanno un lavoro non qualificato. E circa il 20% rientra nel gruppo delle professioni collegate alle attivita' commerciali e dei servizi. Ma, sui percorsi lavorativi, incide molto la collettivita' di appartenenza, attraverso le reti etniche che sviluppa.

Se, in generale, gli uomini si collocano nei settori dell'edilizia, dei trasporti e dell'agricoltura, emergono opportunita' occupazionali diverse per alcune collettivita': i cinesi, ad esempio, trovano largamente impiego nell'ambito della produzione tessile e dell'abbigliamento. Inoltre, le donne straniere lavorano soprattutto come collaboratrici domestiche e provengono, per la maggior parte, dall'Europa dell'Est e dall'Asia. Dal 2000 al 2004, il numero di lavoratori domestici non Ue regolarmente impiegati nel nostro Paese e' piu' che raddoppiato, crescendo da circa 134 mila a oltre 366 mila. L'impiego nei servizi domestici e' piu' frequente nelle aree metropolitane: nella provincia di Roma, ogni 1.000 residenti ci sono piu' di 20 lavoratori domestici stranieri, a Milano 13 e a Firenze 11. Anche se, dopo l'ultima regolarizzazione, la presenza di lavoratori domestici risulta diffusa anche in alcune province di minore ampiezza demografica.

Molti immigrati, nel nostro Paese, lavorano in proprio. Stando ai dati riferiti al 2005 del registro statistico delle imprese (Asia), sono circa 138 mila gli imprenditori nati fuori dalla Ue15, con un'incidenza quasi del 5% sul totale nazionale. Tra gli imprenditori stranieri, si registra una netta prevalenza maschile (77%), che si e' rafforzata nel corso degli anni. Tra il 1998 e il 2005, gli imprenditori uomini sono passati da circa 35 mila a 106 mila e le donne da 14 mila a 32 mila circa. Nel periodo preso in esame, la provenienza piu' frequente tra gli imprenditori non Ue15 e' il resto dell'Europa (il 39,4% degli imprenditori stranieri).

Tuttavia, la crescita maggiore si registra per gli asiatici: in particolare, il peso delle imprenditrici di origine asiatica sul totale di quelle non Ue raddoppia, passando dal 13,2% del 1998 al 26,5% del 2005, vale a dire quasi i due terzi delle imprenditrici straniere nel settore dell'industria in senso stretto. Infine, gli imprenditori non Ue15 sono presenti soprattutto nel settore del commercio, alberghi e ristoranti: circa 46 mila unita' nel 2005, pari al 33,6% del totale.

Intanto nei giorni scorsi l'ILO ha presentato il nuovo rapporto su lavoro e discriminazione. Il global report "Equality at work: Tackling the challenge", prende in esame la recenti evoluzioni delle discriminazioni e delle disuguaglianze sul lavoro, le misure prese per contrastarle e le applicazioni della legislazione antidiscriminatoria esistente. Quattro anni dopo il primo rapporto, nonostante i progressi nel settore, l'importanza della lotta contro la discriminazione sul lavoro è più fondamentale che mai, in un mondo dove crescono le disuguaglianze, l'incertezza e l'insicurezza".

Il Rapporto dell'ILO è diponibile nella sezione Documenti di MIGRA, Osservatorio sulla discriminazione degli immigrati nel lavoro.

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