Cittadinanza attiva nel teatro e nella musica

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Il Forum Mondiale dell'Educazione e' stata l'occasione per ascoltare alcuni protagonisti della cultura brasiliana riflettere sui propri progetti educativi. Fra chi ha fatto il tutto esaurito, il musicista bahiano Carlinhos Brown (Tribalistas), nato quarantanni fa insieme ai 21 di dittatura che hanno caratterizzato la storia recente del paese ("a casa eravamo dieci fratelli, senza corrente elettrica, ho assaggiato la prima volta il pane a 12 anni") e, di una generazione piu' anziano, il regista teatrale Augusto Boal che nell'anniversario della dittatura (primo aprile 1964) ha ricordato alcune sue esperienze di artista alle prese con una dittatura.

Boal dal teatro all'estetica dell'oprresso

Introdotto dal direttore dell'Istituto Paulo Freire, Moacir Gadotti, il fondatore del Teatro dell'Oppresso Augusto Boal ha rievocato alcuni episodi di "riso amaro": "fra i libri che fummo costretti a far sparire c'erano titoli del tutto innocui ma che evocavano associazioni compromettenti: un testo di architettura sul La resistenza dei materiali, uno di arte su La storia del Cubismo, Il rosso e il nero di Stendhal. Ma bisogna rendersi conto che la censura cerco' di convocare persino "il signor Sofocle" per convincerlo a cambiare il finale di un testo teatrale. Imprigionato, Boal ricorda le pratiche di tortura finalizzate a farlo confessare. "Dopo un po' che ero appeso e soggetto a scariche elettriche, per prendere tempo, ho chiesto alla guardia cosa dovessi confessare. 'Aspetti che vado a chiedere' mi fu risposto. 'Deve confessare che quando viaggia all'estero diffama il Brasile'. 'In che modo lo diffamerei?' 'Aspetti che vado a chiedere', e quindi 'Diffama il Brasile raccontando che qui si pratica la tortura'. Appeso e attraversato da scariche elettriche non potei fare a meno di ridere - ricorda Boal. 'Perche' ride?' mi fu chiesto 'Perche' mi state torturando!' 'Si', ma lei converra' che come artista la stiamo torturando, ma con tutto il rispetto'. Oggi non si tratta di ricordare per ri-soffrire, ma per essere coscienti che il futuro non viene da solo; siamo noi a doverlo inventare, cosi' come dobbiamo essere noi a liberarci, la liberta' non ce la portano gli altri". Boal ha quindi presentato il progetto cui sta attualmente lavorando, l'Estetica dell'Oppresso, evoluzione dell'approccio del Teatro dell'Oppresso che prevede l'utilizzo di diversi linguaggi artistici, dalla poesia alla fotografia, dalla musica al teatro e che e' stato lanciato in Europa recentemente in collaborazione con Cardboard Citizens (www.theatreoftheoppressed.org). "Nel mio lavoro cerco di affermare una semplice verita': l'essere umano, ogni essere umano e' un artista!".

Comunità Timbalada

Sembra essere daccordo con Boal il compositore e musicista Carlinhos Brown che nella conferenza dedicata alle identita' culturali e alla cittadinanza ha ripercorso le motivazioni alla base del suo lavoro educativo e di impegno sociale. "E' la necessita' e il desiderio che mi fa avanzare" ha esordito Brown con linguaggio diretto di fronte ad una sala gremita e attenta. Come persona negra e povera ho scoperto presto i pregiudizi, ma ho anche visto che una volta raggiunto un certo successo le mie narici non sono diventate ne' piu' grandi ne' piu' piccole. Quel che affligge la nostra societa' non e' tanto il razzismo nei confronti di un colore di pelle, ma il classismo che ci divide. La risposta sta nel lavorare nella comunita', costruendo identita' collettive. Nel caso del nostro gruppo, Timbalada, il primo principio di rispetto collettivo, di cittadinanza e' stato: teniamo il bagno pulito! Oggi la nostra rete sociale promuove la solidarieta' reciproca fra 5400 famiglie. Non parliamo di politica, ma di desideri realizzabili: le persone sono desiderio e quel che io desidero e' di riuscire ad imparare a morire nel tempo di Dio, a non farci rubare la vita da una pallottola. Accanto alla lotta per eliminare la fame dobbiamo riconoscere che il vero cibo per la nostra fame di cittadinanza e' una societa' capace di educazione".[AS]

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