Acqua: uscire dal rischio privatizzazione

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In questi ultimi mesi molte amministrazioni in Italia hanno discusso sulla possibiltà di affidare la gestione dei servizi idrici a delle società per azioni semi controllate. Dopo alcuni incontri in diverse città italiane il Comitato Italiano per l'Acqua come bene comune propone un nuovo manifesto italiano per una gestione publica nuova dell'acqua, che sarà proposto come elemento essenziale per il programma politico nazionale in un incontro da tenersi nel prossimo febbraio. Nella bozza del Comitato (scaricabile in formato .pdf)viene chiesto di avviare l'iter parlamentare per il varo di una nuova legge quadro nazionale che sancisca, tra gli altri punti che l'acqua venga considerata servizio pubblico nazionale e venga introdotto il principio della ripubblicizzazione dei servizi idrici e delle modalità finanziarie di perseguimento di questo obiettivo. In questa proposta rientra l'obiettivo di avere un solo soggetto giuridico a cui conferire il "servizio pubblico" sopprimendo la separazione tra proprietà dei beni/reti e gestione delegata al mercato dei servizi; un gestione "integrata" e "partecipativa" che preveda l'apporto del cittadino, delle comunità sul territorio.Tra le altre manovre previste c'è quella di migliorare la qualità dell' acqua potabile da rubinetto ed una politica di contenimento dei consumi delle acque minerali.

Un livello di proposta che interpella tutti gli enti locali coinvolti in questo processo di privatizzazione. A Napoli oggi si è tenuta la conferenza stampa promossa da Rete di Lilliput e dal Comitato per l'Acqua in cui è intervenuto anche padre Alex Zanotelli che nell'ultimo appello aveve posto alcune domande agli amministratori partenopei riguardo la decisione presa dalla Regione Campania e dall'ATO Napoli-Caserta, riguardante la libera offerta di privatizzazione dei servizi idrici a Napoli. "Tutti mi domandano e ci domandiamo: ma perché si privatizza anche l'acqua?

E che cosa accadrà poi, il prezioso liquido continuerà ad uscire dal rubinetto? Di sicuro accadrà poco a chi ha a disposizione denaro in abbondanza per comprarsi le bollicine in bottiglia. Sarà un dramma per gli altri - continua padre Zanotelli nell'appello -ma è il principio che rivela il suo marcio fin dalla radice. Se tra l'indifferenza generale dovesse passare l'idea che un bene comune può essere privatizzato, allora sì che saremmo alla catastrofe del pianeta. Alla degenerazione morale".

A Catania è passata la decisione del Consiglio provinciale di costituire in ambito provinciale una società mista (Servizi Idrici Etnei SpA), a prevalente capitale pubblico, cui affidare il servizio idrico integrato. Il coordinamento locale di Mediterracqua ha manifestato contro la scelta dello strumento della Società per azioni che ⭀non garantisce i cittadini dal pericolo che si proceda alla "mercificazione del bene comune acqua", attraverso un aumento immotivato delle tariffe, l'assenza di partecipazione e di controllo dal basso alla gestione della nuova società, lo sperpero e la spartizione di risorse pubbliche, e i danni ambientali, i disservizi continui e le turnazioni degradanti. Per questo Mediterracqua Catania propone che gli organi statutari dell'ATO 2 siano riformati, mediante l'inserimento di rappresentanti della "società civile" negli organi di gestione, e che i primi atti che essi dovranno assumere siano impegni precisi a tutela delle falde idriche, deifiumi, delle sorgenti e della qualità dell'acqua da bere. Riguardo alle tariffe viene richiesta un riduzione con un servizio più puntuale e rispettoso dell'ambiente, e non condurre a speculazioni finanziarie e all'arricchimento di nuovi burocrati.

Ma in Toscana si sta concretizzando una iniziativa di legge regionale popolare per la ripubblicizzazione dell'acqua che sarà presentata a gennaio in un convegno. La legge d'iniziativa popolare è il frutto di un percorso partecipato che ha visto innanzitutto i quindici social forum toscani confrontarsi in due forum a Stia in giugno e a Piombino a settembre, avviando assieme ad Attac e al Comitato Italiano per il Contratto Mondiale dell'Acqua, un tavolo di lavoro costante. Oltre all'obiettivo di ripubblicizzare il servizio idrico, la legge si prefigge l'obiettivo del dimezzamento dei consumi di acqua e modifica il sistema tariffario sulla base del riconoscimento dell'accesso all'acqua come diritto universale. In merito alla gestione democratica e partecipativa del servizio idrico la legge punta a resistituire un ruolo ai Consigli Comunali, sia introducendo una Consulta di eletti dai lavoratori e dalle assemblee degli utenti con precisi poteri di intervento. Dopo i primi incontri in Toscana per costituire il Comitato Promotore della legge d'iniziativa popolare, si sta definendo una rete di associazioni, sindacati e movimenti per allargare a livello nazionale questa iniziativa. [AT]

Altre fonti: Attac, Contratto mondiale per l'acqua

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