Bolivia: proteste per l'esportazione del gas

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Si sono conclusi con il tragico bilancio di sette morti, diciassette feriti e due agenti dispersi gli scontri avvenuti il 20 settembre scorso a Warisata (80 chilometri dalla capitale boliviana, La Paz), tra le forze dell'ordine e i contadini infuriati per un progetto governativo che prevede l'esportazione di gas boliviano verso Messico e Stati Uniti, utilizzando un porto cileno.

Il 19 settembre si erano svolte in tutto il Paese delle manifestazioni di protesta per bloccare la politica del presidente Gonzalo Sanchez de Lozada di esportazione di gas all'estero, esigendo invece che prima della vendita del prodotto esso sia trattato in Bolivia. A coordinare le proteste una apposita Organizzazione "Il Coordinamento del gas". Alcuni dirigenti del Movimiento Indigeno Pachakutik (MIP) hanno indetto uno sciopero della fame per radicalizzare la protesta nelle loro comunità.

La Confederazione sindacale unica dei lavoratori contadini della Bolivia (Csutcb) ha dato il via ad un'operazione di blocco a tempo indeterminato di tutte le strade nella città di El Alto.

Il governo di La Paz ha duramente accusato le organizzazioni contadine, escludendo però l'introduzione dello stato d'emergenza perché, ha detto il ministro della presidenza Guillermo Justiniano "si tratta di un problema particolare che interessa una zona del Paese e la democrazia, lo stato di diritto e le leggi forniscono gli strumenti necessari per sanzionare e scongiurare questo tipo di eventi". (RB)

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