Bolivia: l'indio Morales presidente come Mandela

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Domenica 22 gennaio Evo Morales indosserà un mantello unico durante la cerimonia per il suo insediamento a nuovo presidente della Bolivia. Questo indumento, per la prima volta, tornerà dopo 10 secoli ad essere indossato e utilizzato. Si tratta di un capo di abbigliamento dal periodo imperiale di Tihuanacu e che è stato custodito fino ad oggi esclusivamente dalla dinastia dei sacerdoti dell'Inti (sole). Il mantello (unku) contiene simboli numerici, cosmici, figure di anaconda e condor, che simbolizzano l'unità fra l'oriente e l'occidente. Il presidente riceverà anche un "bacolo" , un bastone ornato di teste di condor, ornamenti in oro cerimoniale proveniente da Consata (La Paz), basalto dell'Illimani, intarsi di argento puro da Potosì, bronzo da Oruro e rame da Corocoro. Dopo due secoli, un indio nato ai confini del sacro Lago Poop㳀, ha rotto la maledizione imperialista , pacificamente ed efficacemente, con più di un milione e mezzo di voti nelle urne.

Il trionfo assoluto di Evo Morales con il 54% dei voti - che non ha precedenti nella storia latinoamericana - con alcuni seggi a livelli minimi di astensionismo (il 15% contro il 28% delle elezioni del 2002 per un elettorato di 3 milioni di votanti), non poteva che essere isolato e demonizzato dal blocco internazionale propiziato dai moderni oppressori, proprio come è successo con la rivoluzione cubana. La necessità di far prevalere il fragoroso trionfo di dicembre davanti al resto del mondo, in previsione dell'imminente blocco progettato dal Dipartimento di Stato, ha costretto Evo Morales ad improvvisare un tour per nove paesi in quattro continenti prima della sua nomina ufficiale. Secondo il giornalista Alex Contreras Baspineiro che ha accompagnato Evo Morales, il Presidente Indigeno eletto "ha ottenuto, per gestire il suo governo, il condono del debito del suo paese, debito valutato in oltre 100 milioni di dollari; crediti per concessioni per oltre 200 milioni di dollari; donazioni per oltre 70 milioni, l'aggiornamento tecnologico e tecnico degli strumenti per l'agricoltura per un valore di 15 milioni di dollari; la copertura di progetti di alfabetizzazione, per l'installazione di radio comunitarie, per grandi iniziative in temi di educazione, salute e sport, aspetti questi molto significativi."

Il momento più importante del suo tour diplomatico è stato in Sudafrica dove Evo Morales "ha ricevuto il rispetto e la solidarietà del Presidente Mbeki e, nel corso di una riunione con i negoziatori del processo di pace in questo territorio, Ciryl Ramaphosa e Ruelff Meyer, ha riscontrato le similitudini della lotta dei due popoli". In effetti, Evo Morales è rimasto sorpreso per la similitudine delle problematiche tra Sudafrica e Bolivia. In entrambi i paesi il problema della segregazione razziale è un fattore centrale nella politica e può perfino equiparare città come Soweto nei pressi di Johanesburg o El Alto in cima a La Paz, che sono entrambe un agglomerato di tribù urbane da cui sono nate, dalla prima, le mobilitazioni nere che hanno schiacciato l'Apartheid o, dalla seconda, le rivolte aymaras che hanno reso possibile l'ascesa di un governante indio. I "townships" sudafricani, dove i neri poveri sono isolati dal resto del territorio, sono paurosamente identici agli ayllus quechua e aymaras dove vivono centinaia di migliaia di indigeni in miseria.

Il paragone viene fatto anche dall'Associazione internazionale per i Popoli Minacciati (Apm) secondo cui l'elezione di Morales è comparabile all'elezione di Nelson Mandela in Sudafrica nel 1994. "Per troppo tempo i Latinoamericani, gli Europei e gli Statunitensi hanno considerato normale il fatto che una minoranza di origine europea sottomettesse e sfruttasse economicamente e politicamente la maggioranza Aymara e Quichua. Ma lontano dall'attenzione dei mezzi d'informazione internazionali in Bolivia sono cresciuti fin dagli anni '70 movimenti come il Minka e il Mitka che basandosi sulle tradizioni storiche e culturali del vasto impero incaico chiedono il riconoscimento delle lingue e culture indigene" commenta l'Apm.

Nel 1995 Evo Morales ha visitato Vienna su invito dell'APM in occasione del 38-esimo vertice della Commissione Narcotici dell'ONU e ha promosso la de-criminalizzazione della foglia di Coca e la commercializzazione legale di prodotti a base di foglia di Coca, come la tisana, le gomme da masticare, il dentifricio o le bevande rinfrescanti. "La Coca non è Cocaina e un produttore di Coca non è uno spacciatore di Cocaina, così come i consumatori della foglia di Coca non sono tossicodipendenti", ha dichiarato allora Morales. Per le popolazioni andine, che coltivano la Coca secondo una millenaria tradizione, le foglie del cespuglio di Coca sono un integratore alimentare e uno stimolante e vengono usate durante le cerimonie religiose. [AT]

Altre fonti: Associazione internazionale per i Popoli Minacciati

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