Colombia: bluff sui diritti umani

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Il presidente della Colombia Alvaro Uribe è arrivato questa settimana in Europa. Passerà anche dall'Italia. Mentre i leader politici ed il Parlamento si apprestano ad accoglierlo Amnesty International e HRW denunciano che nulla è cambiato dalla firma, lo scorso anno, di una dichiarazione nella quale Uribe si impegnava a migliorare il rispetto dei diritti umani nel proprio Paese in cambio di aiuti finanziari dell'Unione Europea.

Secondo Dick Oosting, direttore dell'Ufficio di Amnesty International presso l'Unione Europea, il processo di pace e smobilitazione dei paramilitari intrapreso dal governo colombiano sarebbe profondamente ambiguo. "L'attuale politica del governo colombiano non ha garantito un sostanziale miglioramento della situazione dei diritti umani in quanto concede l'impunità per i responsabili e perpetua le violazioni dei diritti umani. Tutto questo tende a negare alle vittime e alle loro famiglie il diritto alla verità, alla giustizia e a un completo risarcimento".

Il 4 febbraio scorso l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati ha definito la Colombia il Paese con la peggiore situazione umanitaria mondiale, dopo la Repubblica Democratica del Congo e il Sudan, con due o persino tre milioni di profughi interni e circa altre 300.000 persone costrette a lasciare il Paese. L'anno scorso le vittime civili degli scontri sono state più di 2500. Ogni giorno 650 persone erano obbligate a lasciare forzatamente le proprie case.

La sezione italiana di Amnesty International chiede al Governo, in occasione della visita di Uribe, di ottemperare alle proprie responsabilità e assicurare che l'aiuto dell'Unione Europea e degli Stati membri non sia causa diretta o indiretta di violazioni dei diritti umani; sollecitare il governo colombiano affinché intraprenda un'azione efficace e decisiva per smantellare i gruppi paramilitari; continuare a premere sui gruppi della guerriglia affinché rispettino il diritto internazionale umanitario. [DS]

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