Cecenia: sistematiche torture russe, ma il mondo tace

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Sono numerosi i rapporti di varie organizzazioni internazionali sulle torture in Cecenia che vengono definite "sistematiche", ma non sembrano scalfire la sensibilità internazionale - riporta l'Osservatorio sui Balcani che dedica un approfondito articolo alla questione. Un rapporto pubblicato da Human Rights Watch (HRW) lo scorso 13 novembre, sostiene che "la tortura e i maltrattamenti durante la detenzione in Cecenia sono sistematici". I responsabili, secondo l'organizzazione, sono soprattutto le forze filo-russe del primo ministro ceceno Kadyrov, ma anche l'ORB-2, un ufficio investigativo del ministero federale dell'interno. Secondo Human Rights Watch, le torture avvengono in edifici che non sono legalmente adibiti alla detenzione. I prigionieri, scrive l'organizzazione, "non possono esercitare i diritti garantiti dalla legge russa e internazionale, tra cui l'accesso a un avvocato o a un medico". "Le sparizioni forzate in Cecenia", secondo Human Rights Watch, "sono così diffuse e sistematiche da costituire un crimine contro l'umanità".

Le violenze della polizia russa e l'impunità di cui gode sono il tema di un lungo rapporto di Amnesty International del 22 novembre. "Il problema evidentemente non è limitato alla Cecenia. La procura russa, responsabile delle indagini relative a casi di tortura da parte della polizia (ma anche delle stesse indagini in cui la tortura viene usata) è stata criticata dalla Corte europea dei diritti umani per la sua inefficacia.

Del 22 novembre è anche un rapporto pubblicato congiuntamente dall'Associazione russa per la difesa dei diritti umani, Memorial, e dalla Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH), basata in Francia. Il rapporto è disponibile in russo, ma la sintesi è riportata dalla Reuters: "l'operazione 'anti-terrorismo' è ormai di fatto una politica di terrore: presa di ostaggi, tortura, rapimenti per scopi politici e finanziari, violenza incontrollata e con impunità garantita". La responsabile della FIDH per l'Europa dell'Est e l'Asia Centrale, Sasha Kulayeva ha dichiarato a una conferenza stampa che "la tortura è la base del sistema in Cecenia. Rende possibile tutto il resto", e che si può parlare di normalizzazione in Cecenia solo "in quanto gli incubi, il terrore, e la paura sono diventati la norma per ogni abitante della Cecenia".

Il 24 novembre il Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite ha rilasciato il suo rapporto sulla tortura in Russia (in .pdf). Dopo qualche nota positiva su alcune nuove leggi e misure amministrative, il rapporto continua sullo stesso tono di quelli già citati, con critiche e raccomandazioni allo stato russo. E come le organizzazioni non-governative, il Comitato si lamenta delle difficoltà incontrate da chi chiede di esaminare la situazione dei diritti umani in Cecenia: di recente, lo Special Rapporteur sulla tortura è stato costretto ad annullare la sua missione nel Caucaso del Nord a causa del rifiuto delle autorità russe di accettare le condizioni della sua visita.

Il direttore esecutivo della FIDH Antoine Bernard ha detto, in occasione della presentazione del rapporto sulla Cecenia, che i leader di Gran Bretagna, Francia e Germania, e l'Unione Europea, "dovrebbero dare ai diritti umani la stessa importanza che danno al gas". L'Italia non fa eccezione. Nei rapporti dei governi occidentali con la Russia, la subordinazione dei diritti umani agli interessi commerciali è ormai palese e imbarazzante. Va comunque ricordato che lo scorso 23 ottobre alla Camera dei Deputati si è discusso di Cecenia con un'interrogazione parlamentare, la risposta del sottosegreterio agli Esteri Famiano Crucianelli che ha chiarito la posizione italiana, ma ha suscitato le reazioni del Comitato per la Pace nel Caucaso. [GB]

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